Sì definitivo della Camera al decreto legge sulla Giustizia civile. I voti a favore del Ddl di conversione del decreto di riforma sull’arretrato del processo civile sono stati 317, 182 i contrari. Cinque gli astenuti. Il via libera è definitivo, quindi il provvedimento è diventato legge. L’ok della Camera arriva il 6 novembre dopo che a fine ottobre la conferenza dei capigruppo aveva rimandato l’esame del decreto, il cui inizio era previsto dal 27 ottobre. Sempre a fine ottobre il governo aveva ottenuto la fiducia al Senato con 161 sì e 51 no, su una maggioranza richiesta di 107 voti. Ma i senatori di Fi, Lega, M5S e Sel non avevano risposto alla chiama.

Il provvedimento prevede la negoziazione assistita anche per coppie con figli minori o maggiorenni con handicap gravi, taglio a 30 giorni delle ferie dei magistrati, stop alla norma che introduceva la testimonianza scritta nei procedimenti civili, arbitrato anche per i procedimenti pendenti in tribunale e Corte di appello, tranne che sui diritti indisponibili. Gli altri ambiti in cui il provvedimento interviene sono separazione e divorzio “breve” e tutela del credito. E proprio le norme sulla separazione “veloce” avevano diviso la maggioranza, a seguito di contestazioni di Ncd. Erano quindi state introdotte alcune modifiche in commissione, frutto proprio dell’accordo tra Pd e Ncd.

Critiche erano arrivare anche da Sel che sottolineava come il decreto avrebbe potuto favorire i più ricchi: “Esiste il forte rischio che gli istituti dell’arbitrato e della negoziazione assistita finiscano per determinare un’intollerabile disparità di trattamento tra i cittadini in condizioni economiche più vantaggiose e quelli che non possono permettersi le spese necessarie”, aveva rilevato il senatore vendoliano Peppe De Cristofaro. “Anche nel caso del passaggio dal divorzio breve a quello lampo, che in sé ci trova concordi, è evidente il pericolo che ciò possa risolversi in una penalizzazione del coniuge più debole e dei figli”.

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