Dal 2003 (anno del massimo storico di 338 mila) al 2012 (con 270 mila) i laureati in Italia sono calati del 20% ma ad iscriversi sempre più nei nostri atenei sono gli studenti di cittadinanza straniera: oltre 7,3 mila negli atenei AlmaLaurea nel 2013 contro i 2,2 mila nel 2005. Oltre due terzi dei laureati migranti provengono da Albania – che da sola incide per il 16% – Romania, Cina, Camerun, Grecia, Germania, Ucraina, Moldavia, Polonia, Francia, Russia e altri Paesi europei.

La fotografia scattata da AlmaLaurea che ha pubblicato il rapporto 2014 sul profilo dei laureati nel nostro Paese, è desolante: vede ancora l’Italia in fondo alla classifica con solo 3 diciannovenni su 10 che si immatricolano all’università. Il basso livello di scolarizzazione della società italiana è testimoniato dal ridottissimo numero di  laureati nella fascia di età 25-34: 21% in Italia contro il 39% in ambito Ocse. Siamo a fondo scala, ai livelli di Repubblica Ceca e Turchia.

A scegliere le nostre università sono invece i giovani che arrivano dall’Albania (16%), dalla Cina (9%), dalla Romania (8%). Tanti anche dall’Africa (13%) e dalle Americhe (10%). La percentuale dei laureati stranieri è in netta crescita: se nel 2001 era l’1,2% nel 20013 è arrivata al 3,2%. Non sempre sono ragazzi nati in Italia: la quasi totalità dei cinesi laureati arriva nei nostri atenei solo dopo aver concluso la scuola superiore (89%) mentre il 53% dei rumeni e il 42% degli albanesi che hanno raggiunto il traguardo di studi, sono arrivati prima di conseguire il titolo della scuola secondaria di secondo grado.

A tenere il primato sono proprio i ragazzi che arrivano dal Paese delle Aquile: da anni sono il gruppo più numeroso; i cinesi invece sono cresciuti notevolmente negli ultimi anni. I laureati con cittadinanza straniera vengono per iscriversi alle facoltà linguistiche, a medicina, economia e architettura. Pochi quelli che scelgono il profilo letterario (2%), psicologico (1,5%) o giuridico (1,5%). La maggior parte decide di trascorrere qualche anno da universitario a Perugia (28,7%) seguita da Bolzano (14,3%) e Torino (12,1%). Solo lo 0,9% invece frequenta le università del Sud.

Siamo di fronte a ragazzi “bene” o comunque provenienti da famiglie che hanno la possibilità di mantenere un figlio all’estero: il background familiare d’origine di questi giovani è persino più elevato di quello degli italiani. 42 laureati stranieri su 100 hanno almeno un genitore laureato mentre tale percentuale si riduce a 27 per gli italiani. Un ultimo aspetto che vale la pena di sottolineare è il fattore ricerca lavoro. I giovani stranieri sono più disposti degli italiani a spostarsi all’estero per lavoro sia un Europa (61% contro 46%) che in uno Stato extraeuropeo (48% contro 36%).

Andando a guardare meglio i dati si scopre che i rumeni e gli albanesi tendono a cercare un’occupazione in Italia mentre i cinesi e i ragazzi degli altri Paesi europei sono intenzionati a lasciare lo “stivale”. Resta comunque una magra consolazione quella di avere un aumento dei laureati con cittadinanza estera dal momento che rispetto ad altri Paesi, l’Italia costituisce un centro di attrazione relativamente debole e presenta un’incidenza di studenti stranieri di circa la metà rispetto ai livelli Ocse.

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