“Una sentenza troppo dura“, dicono ora le associazioni per la difesa dei diritti dei minori. “Quel ragazzo potrebbe essere rieducato“. La professoressa di spagnolo Ann Maguire fu uccisa lo scorso aprile, in una scuola di Leeds, proprio in classe e proprio davanti ai suoi studenti. Sette fendenti alla schiena e al collo, di cui uno fatale alla vena giugulare, causarono la prima morte violenta nella storia di un docente in una scuola del Regno Unito. Ora, per quell’omicidio compiuto da uno studente, il giovane Will Cornick, 16enne, è stato condannato a una pena di “minimo vent’anni“. Il giudice, che ha acconsentito alla pubblicazione del nome del minorenne considerata l’importanza dell’evento e il risalto che ebbe sui media di tutto il mondo e anche come monito per il futuro, leggendo la sentenza aveva parlato di “un ragazzo che non prova alcun rimorso”, “freddo”, “calcolatore” e che si era subito detto “orgoglioso di quanto aveva fatto”.

Ma ora, appunto, chi difende la vita dei minori nel Regno Unito difende anche il giovane Cornick, studente “modello” del Corpus Christi Catholic College, che all’epoca dell’omicidio aveva 15 anni. Parlando con la radio della Bbc, Penelope Gibbs dello Standing committee for Youth Justice ha detto: “Siamo al di fuori delle regole che valgono nel complesso dell’Europa occidentale. Non ci sono altri Paesi nel continente che danno ai bambini – e questo ragazzo è considerato un bambino secondo la Convenzione dell’Onu sui diritti del minore e nel sistema giudiziario europeo – e che darebbero ai bambini una sentenza a vita”. Nel Regno Unito, infatti, si considera “ergastolo” una pena dai venti anni in su. Proprio quella che è stata data a Cornick, responsabile, secondo il giudice, di “un monumentale atto di male e di cattiveria“.

Continuando il suo discorso radiofonico, l’attivista ha aggiunto. “La punizione è incredibilmente importante, particolarmente per le famiglie delle vittime, ma il fatto è, di quanti anni abbiamo bisogno per una punizione? Gli abbiamo dato una sentenza che è superiore alla sua intera vita finora. Quello che è importante – ha continuato – è che quando verrà rilasciato venga anche stabilito che il giovane non sia più un pericolo per se stesso e per gli altri. Ma non c’è una prova del fatto che ci vogliano venti anni per questo, anche perché si tratta della più dura sentenza mai comminata a un bambino”. Per Gibbs, la soluzione sarebbe un’altra: “Ci sono delle prigioni molto buone, come quella di Grendon, che è una comunità terapeutica, e chi è prigioniero lì ci sta per qualche anno e poi ottiene ottimi risultati”. Il reinserimento nella società, quindi, è quello che ora sta più a cuore alle associazioni britanniche, ma rimane il fatto che l’omicidio di Leeds è stato sicuramente uno dei più efferati degli ultimi anni nel Regno.

Secondo la ricostruzione degli avvocati, il giovane aveva attaccato la professoressa Maguire, 61enne, dopo aver anticipato ai suoi amici che l’avrebbe uccisa. Nel piano del ragazzo, secondo gli inquirenti, c’era anche l’omicidio di altre due persone, fra le quali una docente incinta. Nel primo colloquio con gli psichiatri, Cornick aveva detto “non me ne frega nulla e quello che ho fatto è giusto“. E ancora aveva aggiunto che qualcuno comunque sarebbe morto, “avremmo avuto o un omicidio o un suicidio”, sottolineando il fatto che ormai non riusciva più a sopportare quell’insegnante. Maguire era stata soccorsa da una collega, che aveva anche fermato Cornick sbarrando una porta. La donna era ancora cosciente e aveva avuto il tempo di urlare “mi ha accoltellato al collo”. Secondo il Daily Mirror, il giovane soffrirebbe per la separazione dei genitori e inoltre una malattia diagnosticata poco tempo prima aveva interrotto il suo più grande sogno: quello di entrare nell’esercito e di servire nelle forze armate di sua maestà. Ora, invece, passerà almeno vent’anni in una prigione, che, quasi per ironia, nel Regno Unito vengono spesso definite di proprietà di quella regina che il sedicenne intendeva onorare con il suo lavoro.

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