“Il fatto che non si siano registrate gravi deviazioni dalle regole del Patto non significa che i piani lo rispettino”. E “non è escluso che la Commissione possa adottare nuove procedure sugli Stati membri” e chiedere “ulteriori misure o correzioni” per “venire incontro agli obblighi” del Trattato. Il commissario Ue agli Affari economici e futuro vicepresidente della Commissione Juncker, Jyrki Katainen, non molla la presa. Già martedì, subito dopo il primo via libera alla legge di Stabilità italiana, aveva avvertito che Bruxelles si riservava di dare un giudizio più approfondito a novembre. E mercoledì, illustrando in conferenza stampa i risultati delle prime valutazioni sui documenti di bilancio dei 28 i Paesi, ha ribadito che “il giudizio definitivo avverrà alla fine del mese prossimo con la nuova Commissione e si baserà sulle proiezioni economiche d’autunno”. Come dire: chi ha tirato un sospiro di sollievo farebbe bene a non rilassarsi troppo.

“La situazione economica è cambiata dall’ultimo anno, ma non possiamo cambiare retroattivamente gli impegni presi” dai Paesi dell’area euro, ha ricordato poi il “falco” finlandese. Se non fosse chiaro, “non cambiamo le regole per quest’anno e se mi chiede se i Paesi eviteranno sanzioni quest’anno a causa delle prospettive cambiate, la risposta è no”. Insomma: invocare la prolungata recessione per giustificare lo slittamento del pareggio di bilancio, come fatto dal governo italiano, non è accettabile. Nonostante il Patto di stabilità preveda che una situazione macroeconomica molto deteriorata possa essere considerata una “circostanza eccezionale” che consente deviazioni dal percorso di rigore sulla finanza pubblica.

Non è mancato poi un commento diretto sull’Italia: “Ho accolto positivamente il fatto che l’Italia si è impegnata costruttivamente in questo processo e ha deciso nuove misure per gli sforzi di bilancio per il 2015. Ora i servizi della Commissione esamineranno la qualità di queste misure e dopo le previsioni autunnali potremo fare una valutazione finale. Ma esamineremo anche i dati del deficit e del debito“. Quanto all’agenda delle riforme messa in campo dall’esecutivo Renzi, “è ambiziosa” e “la Commissione la sostiene, perché anche se politicamente delicata è senza dubbio necessaria”. Ma “ora bisogna vedere se questi buoni piani saranno approvati da entrambe le Camere del Parlamento e attuati”.

Intanto a Roma la capigruppo di Montecitorio ha stabilito che l’Aula della Camera voterà giovedì pomeriggio solo la variazione della nota di aggiornamento al Def e non anche lo scostamento del pareggio di bilancio al 2017, che ha già incassato il via libera all’inizio del mese. Non è quindi stata accolta dal governo la richiesta delle opposizioni, e in particolare di Forza Italia, di votare entrambi i documenti. Lo stesso avverrà al Senato. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha infatti detto partecipando alla capigruppo che “il governo ha assunto sotto la sua responsabilità la decisione di non presentare alle Camere, assieme alla relazione dell’aggiornamento del Def, una specifica richiesta di autorizzazione allo scostamento dall’obiettivo programmatico”. Il Tesoro ha pubblicato sul proprio sito la relazione di variazione della nota di aggiornamento, in cui si legge che “la struttura del disegno di legge di Stabilità per il 2015 rimane immutata prevedendo, in continuità con i provvedimenti già adottati nel corso del 2014, interventi nei settori ritenuti più rilevanti per la crescita economica con l’obiettivo duplice di supportare la domanda aggregata e la competitività del Paese”. “Le misure addizionali previste dal governo” dopo i rilievi della Commissione “e la conseguente revisione dell’obiettivo del saldo netto da finanziarie del bilancio dello Stato saranno dettagliate con un successivo emendamento del governo al disegno di legge di Stabilità per il 2015-2017”.

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