A suon di centinaia di milioni d’incasso è arrivato anche in Italia il più sorprendente Marvel di sempre. Niente supereroi, solo un gruppo di criminali spaziali dal cuore d’oro per il fanta-action che riscrive un’epopea alla Guerre Stellari con l’aggiunta di una grande colonna sonora anni ‘70

Il progetto di Kevin Feige, presidente Marvel, destava non pochi dubbi allo stesso James Gunn, ingaggiato per riscrivere e dirigere i Guardiani della Galassia: portare su grande schermo un fumetto sconosciuto e per giunta senza divi protagonisti con un’operazione da 170 milioni di dollari era un rischio non da poco. Invece il film sta scalando le più alte vette dei box office fin dalla première Usa. Tra gli ultimi paesi a proporlo l’Italia, con un incasso nel primo weekend di 2,6 milioni di euro e la Cina, mercato di punta con i suoi 84,4 milioni di dollari. L’attacco ad ogni record precedente è già da vertigini con un totale globale ad oggi di 752,6 milioni.

Ma non rimarrà nei cuori del pubblico per gli incassi. Peter Quill, un Chris Pratt così guascone da ricordare un certo Han Solo, era il bambino terrestre rapito nell’88 da una nave aliena. Ora è un poco di buono che vive di espedienti in una galassia lontana lontana sulle note del suo fido Walkman Sony. L’evasione da un carcere stellare lo unirà a nuovi e improbabili compagni contro un’armata di cattivoni blu: il procione senziente Rocket e l’albero umanoide e taciturno Groot sono ladruncoli spaziali e audaci guerrieri. Amici per la pelliccia e la corteccia. L’ex-wrestler Dave Bautista è Drax, un omone dal linguaggio cavalleresco ma assetato di vendetta per i suoi cari, mentre Zoe Saldana è la verde e sinuosa Gamora, assassina in cerca di redenzione.
La musica è fondamentale in questo lavoro splendidamente carico: ogni inquadratura è piena, densa. Gunn, filmaker dal passato pulp combina diversi sottogeneri ottenendo un cocktail simile a quello di Tarantino con il suo cinema nutrito non solo di B-Movies.

La nuova squadra di eroi crea una rocambolesca amicizia allo humour sfacciato e irriverente zeppa di citazioni anni ’80 (attenzione a quelle su Kevin Bacon). Il tutto ritmato da quell’Awesome Mix Vol. 1 che campeggia dalla cassetta di Quill. Anche l’omaggio ai Jackson 5 tra i dodici vecchi successi tutti adrenalina e romanticismo in un’inedita geniale chiave intergalattica. Hit da Moonage daydream di David Bowie a Come on and get your love dei Redbone e da Aint no mountain high enough di Marvin Gaye a Cherry bomb delle Runaways fanno della colonna sonora una bomba rock, funk e glam che rende il film indimenticabile.

Il marchendising già galoppa anche dalle nostre parti con l’album pubblicato in l’Italia il 21 ottobre e esordendo con il tutto esaurito ad Alice nella Città per il Festival Internazionale del Film di Roma. Poi nei cinema dal 22.
In effetti i Guardiani è quasi un capolavoro. Se non fosse per il potente nemico Ronan: blu e rigido come il fondale di una piscina, quasi tonto, ma retto dal vero deus ex machina Thanos (parte marginale per Josh Brolin e forse anello di congiunzione con gli Avengers in un futuro crossover che molti fan già anelano). Ma i rapporti tra i protagonisti, lo spettacolo visivo, i cameo importanti di Glenn Close, Benicio Del Toro e John C. Reilly, tutto l’impianto narrativo che apre il mondo Marvel attraverso un terrestre dall’immaginario del pubblico e alieni d’ogni sorta ne fanno il migliore dei Marvel e di tanto altro. L’universo di Stan Lee si è espanso in quantità, varietà e soprattutto qualità. Qui ogni character porta con sé tragedia personale insieme a ironia da vendere. I contenuti sono per tutti e il sound li rende più appetibili anche a gusti meno mascolini delle solite piogge di spari. I riferimenti e gli omaggi più o meno velati a Star Wars sono tanti quanto affettuosi. Impossibile negarlo, le nuove generazioni ormai hanno la loro vera alternativa a quell’immaginario.

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