Sulla legge di Stabilità i sindacati hanno incontrato oggi ministri che “non erano nelle condizioni di rispondere”, “non avevano il mandato”, dice il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo. E la leader della Cgil, Susanna Camusso, aggiunge: “Il problema è che non avevano mandato a discutere. Questa è la sintesi del rispetto che si ha per le parti sociali”, dice: “E’ surreale”. La leader della Cgil ha aggiunto che “non abbiamo discusso”, ma sentito la relazione del ministro Padoan. Lo spirito “si potrebbe riassumere in ‘mandateci una mail’, ha detto evocando “il modo di comunicare di questo governo”. Ai sindacati, ha spiegato ancora Camusso, è stato poi chiesto di inviare dei documenti con le loro richieste. Secondo la Camusso “il Governo non intende non dico condividere con le parti sociali ma neanche provare a misurarsi. Questo non ci pare un governo innovatore”. E’ sembrato, dice, che “gli incontri siano solo dei luoghi dove le parti dicono solo quello che pensano”, senza reale confronto: “Questo non ci pare né una disponibilità all’ascolto né una volontà di misurarsi sui temi che sono stati posti”.

Quello di oggi è stato il primo round degli incontri tra Governo e parti sociali sulla manovra. Dopo una breve introduzione del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, è stato il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan a illustrare con un breve intervento la linea del Governo: le “parole chiave” sono “crescita e occupazione” avrebbe indicato, secondo quanto è stato riferito alle agenzie di stampa. Oltre a Poletti e Padoan per il governo sono presenti il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio e il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. Sia Poletti che Delrio hanno assicurato ai sindacati che il governo valuterà le loro osservazioni. Il governo è pronto ad un ulteriore confronto con i sindacati “se ci faranno sapere come rendere più efficaci le misure, il dialogo lo facciamo su cose concrete e elementi fattivi”, dice Delrio. Altri incontri ci saranno se “specifici su un argomento o un altro”. C’è una “disponibilità a proseguire nel dialogo in un confronto che deve diventare più puntuale”.

“L’incontro di oggi, da quello che abbiamo capito”, aggiunge il segretario generale della Cisl, Anna Maria Furlan, “è stato di chi ascolta e di chi illustra. Noi abbiamo illustrato le nostre posizioni, abbiamo detto le cose che devono essere corrette e quelle che devono essere inserite, ed il governo ha detto che si riservava di approfondire, analizzare e valutare. Spero che le risposte saranno positive, lo verificheremo. Oggi hanno ascoltato, non è stata una trattativa”. “Non avere un confronto ci porta sicuramente ad esprimere un giudizio negativo su quello che è il rapporto tra Governo e sindacati”, con la crisi ci vorrebbe invece “un patto tra le parti, tra imprese lavoratori e lo stesso governo; invece ci si si limita a dire che possiamo spedire le nostre idee per mail”, dice per l’Ugl il segretario confederale Ermenegildo Rossi.

Nel merito, per la Pubblica amministrazione, spiega la Camusso “non c’è solo il non rinnovo del contratto e l’annuncio di un prolungamento del blocco ma così come sono scritte le norme sulla spending review c’è anche il rischio che si traducano in migliaia di posti in meno tra precari delle Province che non verranno confermati, personale Ata, ispettori del lavoro, vigili del fuoco e così via”. La Furlan parla invece di due “svarioni da correggere”: il primo è la “tassazione sul tfr, che se resta così metterà una pietra tombale sulla previdenza integrativa. I lavoratori di oggi saranno anziani poveri”, il secondo è “il taglio drastico sui patronati, che servono ai cittadini perché svolgono un servizio del tutto gratuito e solo in parte pagato dallo Stato. Tagliarli come previsto dalla finanziaria significa poi circa 8mila posti di lavoro in meno”. La Cisl ha anche “suggerito al Governo che la manovra dell’Irap fosse più selettiva, non a pioggia ma diretta solo alle imprese che investono”. Furlan avverte ancora: “Nulla di nuovo e molto di vecchio, poi, nel rischio che la spending review su Comuni e Regioni si trasformi in più tasse e meno servizi per i cittadini”.

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