La sua battaglia contro l’ex presidente ucraino, Viktor Yanukovich, e il governo russo di Vladimir Putin, accusato di essere il burattinaio che muoveva i fili del Capo dello Stato, era iniziata nel 2004. La rivoluzione arancione della quale fu a capo sembrò poter segnare l’inizio del definitivo distacco del Paese dall’ingombrante influenza russa. Ma oggi, a 53 anni, Iulia Timoshenko, quello che è stato un simbolo della libertà nel paese dell’est Europa, vale solo un 5,8%. La sua treccia bionda non è più sinonimo di opposizione dura e la sua incarcerazione per 2 anni e 4 mesi è un ricordo ormai lontano. Yanukovich oggi non c’è più, l’obiettivo inseguito per anni è stato raggiunto, ma lei non può gioirne, perché non è stata l’artefice della destituzione dell’ex presidente.

Oggi, la paladina degli anti Putin, la leader rivoluzionaria, dovrà accontentarsi di fare da ruota di scorta alla coalizione filo occidentale guidata dal presidente Petro Poroshenko e dal suo ex braccio destro Arseni Iatseniuk. Una posizione marginale, come lo sono state le preferenze raccolte alle ultime elezioni parlamentari, in una mega coalizione all’interno della quale lei e il suo partito sono destinati a rimanere nell’ombra. Una soluzione obbligata per entrare in Parlamento con i vincitori, ma che non può essere abbastanza per chi, appena 10 anni fa, sembrava dover essere la donna che avrebbe cambiato il Paese. “Patria”, il partito che guida, ha superato lo sbarramento del 5% per pochi decimi percentuali, nonostante una campagna elettorale all’insegna dello stile che l’ha resa famosa: aggressiva, nazionalista, pro-Nato e anti Putin. Sforzi che non sono bastati a riconquistare la fiducia degli aventi diritto ucraini, che l’hanno così condannata all’oblio, insieme agli odiati comunisti che, se veramente sono confluiti dentro al Blocco d’Opposizione, sono riusciti a ottenere 4 punti percentuali più di “Patria”.

La Giovanna d’Arco ucraina non fa più sognare, è un mito ormai da archiviare, da relegare in un passato che, oggi, Poroshenko e Iatseniuk vogliono mettere da parte. Timoshenko lo ha capito e, appena uscita dal carcere, all’inizio del 2014, si è fatta subito vedere dalle parti di Maidan per ricordare che lei era sempre lì e che poteva ancora essere il capo di quella rivoluzione contro il Presidente Yanukovich che tanto avrebbe voluto portare a termine. Ma la piazza non la segue più e lei non ha fatto poi molto per farsi seguire. Il futuro dell’Ucraina ha un’impronta diversa: certamente caratterizzato da un’avversione al blocco di Mosca, ma soprattutto pro-Europa e con un’idea riformista di rilancio di un Paese bisognoso di uscire dalla profonda crisi economica nella quale è caduto. Piani che non prevedono la presenza della Lady di ferro arancione, se non in maniera molto marginale.

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