A Parma la Protezione civile e il Comune sapevano dell’allerta meteo che avrebbe interessato la città, con possibilità di allagamenti e tracimazione dei corsi d’acqua, tre giorni prima dell’esondazione del torrente Baganza e dell’alluvione che lunedì 13 ottobre ha devastato interi quartieri, per un danno stimato di oltre 100 milioni di euro. Sabato 11 ottobre dall’Agenzia regionale di Protezione civile arrivava la 144esima comunicazione di allerta dall’inizio del 2014, che prevede l’attivazione di una fase di attenzione. Il documento, inviato alle prefetture, arriva via fax ai comuni capoluogo della Regione, compresa Parma, e parla del rischio per il territorio provinciale dalle 18 di domenica 12 ottobre fino a martedì 14 ottobre, di precipitazioni intense nelle zone appenniniche, con effetti attesi come “fenomeni di allagamento localizzato (…) che potrebbero interessare viabilità, sottopassi, canali, scantinati e zone depresse (…) possibile la sospensione dei servizi di erogazione di fornitura elettrica e telefonica in seguito a danni alle vie aeree”. Tutto quello che nelle ore successive, lunedì pomeriggio, è accaduto effettivamente nell’Appennino parmense e nella città di Parma, dopo che il Baganza è esondato.

Il documento, pubblicato dal Corriere della Sera, invitava gli enti coinvolti ad allertare la popolazione: “Ai Sindaci dei Comuni interessati si raccomanda di predisporre la ricognizione delle tratture tecniche e di comunicare ai cittadini residenti di mettere in atto le predefinite misure di autoprotezione”. Ma a Parma i cittadini vengono avvisati solo lunedì. Il sindaco Federico Pizzarotti è a Roma al Circo Massimo e nessuno, fanno sapere dal Comune, lo avvisa telefonicamente dell’allerta arrivata dalla Protezione civile. Sabato pomeriggio poi, il Comune è chiuso e non rimane quasi più nessuno che possa leggere i fax, anche quelli di allerta, come in questo caso. Un allarme generico, dicono ancora dal Comune, e il capogruppo del M5S Marco Bosi replica su Facebook alle accuse che piovono in queste ore: “Ma perché non dicono che era la 144esima allerta di quel tipo dall’inizio dell’anno? – si chiede – Ogni volta evacuiamo la città? Tralasciando il fatto che vorrei capire chi di voi se ha un’urgenza di sabato pomeriggio manderebbe un fax in ufficio sapendo che nessuno legge fino al lunedì mattina”. Il sindaco nei giorni dopo l’alluvione, quando l’allagamento della centralina Telecom aveva mandato in blackout le comunicazioni a rete fissa e mobile da Piacenza a Modena, rendendo difficile anche il coordinamento della macchina dei soccorsi, lamentava l’inadeguatezza degli strumenti di comunicazione tra enti: “Nel 2014 non si può comunicare un’emergenza via fax o Pec”.

Anche il lunedì dell’esondazione però, la diramazione dell’allerta nelle zone colpite è arrivata quando ormai il Baganza aveva già esondato i quartieri. Dalla Protezione civile si parla di inghippi nella comunicazione, ma assicurano che tutto è stato fatto secondo protocollo e che le mancanze, se ci sono, sono da cercare altrove. Per ora tutti tengono le bocche cucite, in attesa che le responsabilità vengano chiarite dall’inchiesta per disastro colposo che la Procura ha aperto all’indomani del disastro. A insistere sul mancato avviso di lunedì è anche il capogruppo del Pd Nicola Dall’Olio, che per primo aveva denunciato l’inadempienza del sindaco, giustificando invece quella di sabato, che secondo il consigliere non poteva già essere interpretata come allarme effettivo: “Quel tipo di allerta era molto generico, non si può avvisare la popolazione sulla base di quelle che sono previsioni di fenomeni meteorologici su un bacino di interesse così ampio, che va da Ravenna a Parma – spiega – Quello che si doveva fare, era predisporre tutti i servizi per lunedì, ma invece non si è fatto nulla, perché il sindaco non ha mai affidato la delega della Protezione civile a nessuno”. Pizzarotti risponde direttamente della delega e per questo tutte le responsabilità del settore sono legate a lui. Ma secondo le accuse di Dall’Olio il sindaco in questi anni avrebbe ignorato la Protezione civile, “non adeguando il piano di emergenza, anche se sollecitato dalla Prefettura. “Anche se ci fosse stato il tempo di avvisare la popolazione – continua il consigliere – non si sarebbe potuto evitare il disastro perché non c’era un piano di emergenza”.

Anche la Lega Nord attacca il sindaco per avere ignorato le comunicazione della Protezione civile regionale e chiede le sue dimissioni. “Pizzarotti si dimetta – scrive Fabio Rainieri, segretario nazionale Lega Emilia – ha ignorato l’allarme della Prefettura sull’alluvione a Parma. Se il sindaco fosse rimasto al suo posto invece di andare al Circo Massimo alla manifestazione organizzata dal Movimento 5 Stelle, le cose sarebbero state diverse e avremmo evitato buona parte di quello che è successo”.

In tarda serata arrivano le spiegazioni dell’amministrazione comunale: “Esiste un ufficio, quello della protezione civile comunale, destinataria materiale dell’avviso, che si attiva se succede qualcosa di grave, e che già era allertata nella giornata di sabato, senza che per questo fosse necessaria la presenza del sindaco”. Il sindaco Pizzarotti ha chiarito alla stampa locale che l’attivazione della fase di attenzione “era la 144esima dall’inizio dell’anno e di livello 1, la meno grave, ne abbiamo avute altre precedenti anche di livello 2, e non è mai successo nulla”. Il primo cittadino ha anche spiegato che la Protezione civile ha ricevuto il contenuto ed era già allertata, come prevede il Piano comunale di protezione civile, che indica di mettersi “nelle condizioni di seguire gli aggiornamenti in attesa di un eventuale messaggio di preallarme”. Insomma, a Parma la situazione sabato era sotto controllo, perché le comunicazioni, anche se non materialmente al Comune, erano arrivate alla Protezione civile, destinataria del messaggio. Lunedì invece i difetti nella comunicazione si sono fatti sentire. “La comunicazione relativa all’attivazione fase di preallarme, è pervenuta alla Protezione civile (quindi ufficialmente al Comune, ma non dalla Prefettura) alle ore 14,57 – si legge nella nota – cioè meno di un’ora prima che Parma finisse sott’acqua, ma purtroppo un’ora dopo quella indicata dallo stesso documento come ‘ora di attivazione del preallarme’”, mentre l’allerta ufficiale sarebbe arrivato alle 16,57, quando ormai il Baganza era già esondato. “La Prefettura mi aveva già telefonato alle 16,25 per avvisarmi di recarmi in Protezione civile per attivare tutte le procedure del caso” ha aggiunto Pizzarotti. E gli uomini della Protezione civile, dicono dal Comune, in quel momento erano già sul posto per evacuare i passaggi ciclopedonali e chiudere i ponti a rischio. Infine, il dito è puntato su quanti cercano di strumentalizzare il caso: “La città si è rimboccata le maniche e ha risposto alla grande, presentando il volto migliore di sé, un volto che mal si concilia con le espressioni di sciacallaggio politico che vediamo presenti anche in queste ore – conclude la nota dell’amministrazione – la comunità di Parma non lo merita”.

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