Un giorno il disturbatore di professione Gabriele Paolini si è seduto davanti a un magistrato e guardandolo negli occhi gli ha detto che stava combattendo “una battaglia pubblica contro la pornografia minorile e per la difesa delle donne”. Parole che stridono con il fresco rinvio a giudizio per induzione alla prostituzione minorile, violenza sessuale e produzione di materiale pedopornografico. E che in verità suonavano stonate già nel momento in cui le pronunciava. Perché lo strumento che intendeva utilizzare per questa sacrosanta battaglia era meno sacrosanto: “La realizzazione di riprese a socio sociale con una produzione di film porno. O meglio: porno-sociali”.

Non strofinate gli occhi. Avete letto bene. Sono le parole di un verbale inedito e allegato agli atti del processo di Salerno per lo stupro di Sara Tommasi, la soubrette precipitata in un pozzo nero di disturbi emotivi. Che secondo la Procura fu vittima di personaggi che approfittarono delle sue debolezze e la costrinsero a girare pellicole a luci rosse in un agriturismo di Buccino sotto l’effetto di droghe per renderla più disinibita nelle scene di sesso di gruppo. In quest’inchiesta Paolini è stato ascoltato. La casa di produzione di quei film è la stessa che aveva ingaggiato anche lui.

Era mia intenzione di non occuparmi di film porno ma di realizzare delle riprese a scopo sociale

È il 20 dicembre 2012. Il pm Elena Guarino interroga Paolini come persona informata dei fatti, era a Buccino durante le riprese del film porno con la Tommasi. “Preciso – dice Paolini – di avere un contratto con la Production Dive e Star” di Federico De Vincenzo (uno dei rinviati a giudizio per il caso Tommasi, ndr) e di aver ricevuto una proposta da questi di girare 12 film pornografici. Era mia intenzione di non occuparmi di film porno ma di realizzare delle riprese a scopo sociale per portare avanti in maniera pubblica la mia battaglia contro la pedopornografia minorile e per la difesa delle donne. Questi film sono definiti porno-sociali. Allo stato ho realizzato solo tre o quattro scene”. Paolini era lì per lavorare. “A Buccino ho realizzato anche un servizio fotografico di tre ore se non ricordo male verso la metà di settembre 2012, probabilmente dal 19 al 21 settembre. Per curare le immagini c’era anche Max Bellocchio (il regista rinviato a giudizio per il caso Tommasi, ndr) assisteva alla mia messa in posa (…) Ho fatto delle riprese con un’attrice di nome “Babi Marlin”, bionda, straniera, credo americana, ed un altro attore di nome Fausto Moreno. Il mio intervento era di decontestualizzazione comica di scene a contenuto erotico sentimentale”.

Non era giusto che Sara Tommasi fosse definita prostituta solo perché aveva girato dei film pornografici

Non strofinate di nuovo gli occhi. È tutto fedelmente riportato. “Ho visto Sara Tommasi verso ora di cena, intorno alle 20, mi ha salutato. Ha chiesto della cioccolata. L’ho sentita riferire “sono stanca, voglio andare via”, al punto che Giuseppe Matera (il produttore, a maggio è stato condannato a due anni e dieci mesi al termine di un rito abbreviato che ha stralciato la sua posizione, ndr) l’ha accompagnata fuori dall’albergo credo portandola a casa”. Paolini smentisce la presenza di droga sul set. “Non ne ho vista, secondo me c’era un clima sereno”. Poteva poi il personaggio non cercare le luce della ribalta? “Sicuramente dopo le riprese del film ho dichiarato pubblicamente davanti alla sede del Corriere del Mezzogiorno che non era giusto che Sara Tommasi fosse definita prostituta solo perché aveva girato dei film pornografici. Lanciai un messaggio alle istituzioni, chiedevo che la Tommasi fosse aiutata, siccome anche io sono consapevole del disturbo bipolare dell’umore e ne ho sofferto personalmente, nel 2007, a mio avviso Sara era depressa e comunque non in pace con se stessa”. Storie di personaggi che hanno difficoltà a relazionarsi con il mondo, incrociati per caso in un posto sperduto dove si giravano dei film porno.

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