“Non esiste alcuna dimostrazione scientifica certa di una correlazione tra la miopia e l’uso di pc, tablet o altri dispositivi elettronici”. Un parere netto quello di Pasquale Troiano, presidente del comitato tecnico-scientifico della Società oftalmologica italiana e oculista al Policlinico di Milano, che arriva nelle stesse ore in cui si conclude a Chicago il meeting dell’American academy of ophthalmology. “Che l’impegno ravvicinato protratto possa rappresentare uno dei fattori in grado di favorire la comparsa e l’evoluzione di questo disturbo visivo è documentato dal 1700 – aggiunge l’esperto -, ma la miopia è una malattia multifattoriale ed è impossibile dire che un solo elemento ne possa essere responsabile”.

Eppure, è molto comune associare la miopia alle ore passate a smanettare davanti ai dispositivi elettronici – per un italiano in media quattro al giorno -, che costringono gli occhi a una messa a fuoco da vicino molto prolungata nel tempo, disabituandoli alla visione a distanza. “Possiamo dire che la miopia va di pari passo con lo sviluppo tecnologico, ma le ragioni ancora non le conosciamo con certezza. Nel sudest asiatico, ad esempio – spiega Troiano -, la componente genetica è preponderante e si può arrivare in alcune aree anche a una diffusione nel 70% della popolazione. In Australia, invece – precisa lo studioso lombardo -, la percentuale è bassa, del 20%, e non si può certo dire che lì non usino i computer”.

Secondo uno studio tedesco dell’University medical center di Mainz pubblicato sulla rivista Ophthalmology, la miopia può aumentare anche con il livello d’istruzione. Analizzando più di 4.500 persone tra i 35 e i 74 anni, i ricercatori tedeschi hanno osservato che il 24% di chi non ha un diploma di scuola superiore è miope. Una percentuale che sale al 35% tra i diplomati, e supera il 53% tra i laureati, che trascorrono più tempo sui libri. “Anche in questo caso non possiamo avere una certezza assoluta – spiega Troiano -. Lo studio, infatti, non ci dice se questi individui sono diventati miopi perché si sono dedicati alla lettura, oppure se avevano già una predisposizione genetica. Se ci fosse davvero una correlazione diretta con il livello di scolarizzazione – aggiunge lo studioso -, allora tutti i miopi dovrebbero essere degli scienziati”.

Ma che cos’è la miopia com’è possibile prevenirla? “Si tratta della formazione di immagini fuori fuoco sulla retina, dovuta quasi sempre a un allungamento di pochi millimetri del bulbo oculare”, spiega Troiano. Per ridurre il rischio di miopia, un paio di studi pubblicati su Ophthalmology, il primo danese e il secondo condotto a Taiwan, sottolineano i vantaggi del tempo trascorso all’aperto. Un’abitudine che, secondo gli autori, aumenterebbe la produzione di dopamina, sostanza sintetizzata nella retina con la luce solare e coinvolta nella trasmissione delle immagini al cervello, in grado di evitare la crescita eccessiva dell’occhio. “La ricerca scientifica pare abbastanza concorde nel ritenere che l’insorgenza e l’evoluzione della miopia sia collegata ai recettori muscarinici oculari e forse anche del sistema nervoso centrale. Inibendo questi recettori – precisa Troiano – è possibile inibire lo sviluppo della miopia. L’esposizione alla luce solare e anche una buona correzione del difetto con le lenti a contatto, in modo da avere sulla retina immagini sempre a fuoco, potrebbero forse rappresentare un modo meno problematico rispetto all’uso dei farmaci per contenere l’evoluzione della miopia. E sottolineo forse, perché – conclude l’esperto – abbiamo ancora molto da imparare”.

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