Per tre anni è stato al centro di indagini, dubbi, curiosità e molteplici tentativi d’identificazione, tutti falliti. Oggi di sicuro c’è soltanto che l’identità del Signor Franco, l’oscuro 007 tirato in ballo più volte da Massimo Ciancimino tra i personaggi in azione sullo sfondo della Trattativa Stato – mafia, non corrisponde a quella di Gianni De Gennaro. Il gup di Caltanissetta David Salvucci ha infatti rinviato a giudizio Ciancimino Junior per calunnia nei confronti dell’ex capo del Dis. “Dirò il nome del signor Franco soltanto alla procura” prometteva a ritmo continuo Massimo Ciancimino, unico e principale narratore della gesta di quell’uomo in chiaroscuro, indicato come il consigliere “istituzionale” di suo padre Vito.

Dipinto come un potentissimo agente dei servizi attivo tra il bianco dello Stato e il nero di Cosa Nostra, Ciancimino junior piazzava il signor Franco dietro ad ogni spregiudicata mossa a cavallo tra la mafia e le istituzioni. I carabinieri del Ros andarono a parlare con suo padre Vito per chiedergli di fermare le stragi del 1992 e trattare con Cosa Nostra? E l’ex sindaco mafioso di Palermo si consultava con Bernardo Provenzano e poi direttamente con Franco, prima di incontrare nuovamente i militari. Ciancimino Junior aveva bisogno del passaporto per il figlio neonato? Una chiamata al signor Franco e arrivavano subito i documenti giusti, per andare in vacanza in Egitto proprio nei giorni in cui a Corleone veniva arrestato Bernardo Provenzano. Chi era questo signor Franco? Ciancimino è davvero in grado di identificarlo come dice? O è solo un personaggio inventato, mentre i passaporti al figlio di don Vito li avrebbe forniti un altro Franco, realmente esistito, che però di mestiere fa il barista a Roma?

Per mesi è stato un interrogativo su cui la procura di Palermo ha lavorato, predisponendo identikit, riconoscimenti, analisi di documenti e calligrafie, infrangendosi ogni volta sulle rivelazioni posticce del testimone Ciancimino, mai andato così tanto in cortocircuito nelle sue dichiarazioni come quando ha dovuto parlare di quello 007 attivo al tempo delle stragi. Poi, nel 2011 il figlio di don Vito si lascia andare con un funzionario della Dia di Caltanissetta: il signor Franco altri non sarebbe che De Gennaro, già a capo della Dia, del Dis, oggi presidente di Finmeccanica. Il prefetto aveva presentato querela nel dicembre del 2010. 

Ai pm della procura di Palermo Ciancimino aveva perfino prodotto un foglietto, che giurava essere stato redatto dal padre in persona, dove il nome di De Gennaro era inserito in una lista di investigatori avvicinabili da Cosa Nostra: le perizie hanno dimostrato inesorabilmente come quel foglietto sia falso, manomesso – e anche in maniera maldestra – dallo stesso figlio di don Vito. E il 22 aprile 2011 per Ciancimino era scattato l’arresto, ordinato proprio dalla procura di Palermo, la stessa che lo sta processando per concorso esterno e calunnia nel processo sulla Trattativa, scaturito anche in seguito alle molteplici rivelazioni del figlio minore di don Vito. E mentre a Caltanissetta comincerà un nuovo processo per calunnia aggravata, un interrogativo continua a pesare sul capo di Ciancimino Junior: ha fatto tutto da solo? O è stato manovrato da un puparo oscuro, un mister X che lo ha disinnescato mettendogli in mano quei fogli posticci? Domande che e ad oggi non trovano alcuna risposta definitiva.

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