La Commissione Ue ha stabilito i criteri per calcolare il contributo delle banche al Fondo di risoluzione nazionale e al Fondo di risoluzione unico, per assicurare che gli istituti soggetti a ristrutturazione dispongano di un sostegno finanziario a medio termine per continuare l’attività. La direttiva sulla risoluzione delle banche (BRRD) istituisce il Fondo di risoluzione nazionale, al quale tutte le banche sono tenute a contribuire a partire dal 1 gennaio 2015. Entro il 31 dicembre 2024 il livello-obiettivo del fondo nazionale dovrà essere pari ad almeno l’1% dell’ammontare dei depositi protetti di tutti gli enti autorizzati nel territorio dello Stato membro. Con l’entrata in vigore dell’Unione bancaria, da gennaio 2016 i fondi nazionali confluiranno con il Fondo di risoluzione unico, che entro otto anni raggiungerà il target fissato di 55 miliardi di euro (ovvero l’1% dell’ammontare dei depositi protetti di tutti gli enti autorizzati nella zona euro).

L’approccio scelto per decidere i contributi di ogni singola banca “è equo, perché ogni banca sarà tenuta a contribuire in funzione delle sue dimensioni e del suo profilo di rischio. E’ anche proporzionato, perché le banche più piccole beneficeranno di un regime di contribuzione soggetto ad aggiustamenti”, ha detto il commissario al mercato interno Michel BarnierLa Commissione stabilisce che “la parte fissa del contributo, dipendente dalle passività dell’ente (esclusi i fondi propri e i depositi protetti), costituirà la base per il calcolo del contributo, cosicché tanto più grande è la banca, tanto più elevata sarà la parte fissa del contributo”.

Inoltre stabilisce “le modalità di correzione del contributo di base in funzione del rischio posto da ogni ente”, e include una serie di indicatori di rischio. Infine, in base al principio di proporzionalità prevede un regime forfettario speciale per le banche di piccole dimensioni. Questa disposizione tiene conto del fatto che, nella maggior parte dei casi, gli enti di piccole dimensioni hanno un profilo di rischio più basso e sono meno propensi a utilizzare il fondo di risoluzione. Le banche che rappresentano l’1% delle attività totali pagherebbero lo 0,3% dei contributi totali (nella zona euro).

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