Sarà nominato un coordinatore unico per combattere l’epidemia di Ebola. Lo hanno deciso i ministri degli Esteri europei in occasione del Consiglio indetto per oggi in Lussemburgo. Il ministro degli esteri britannico Philip Hammond. ha chiesto a Bruxelles di stanziare “un miliardo di euro” per “aumentare le possibilità di isolamento” nei paesi colpiti dall’epidemia. Intanto dal continente africano arrivano notizie incoraggianti, dopo tre mesi dal primo contagio, la Nigeria è stata dichiarata Ebola- free, riuscendo a limitare a 20 il numero di casi di malati, di cui otto letali, interrompendo dunque la trasmissione del virus fatale. E’ guarita anche la dottoressa norvegese che contrasse il virus in Sierra Leone

Msf: “Guarita la dottoressa norvegese”
Dopo l’annuncio dell’Oms sulla guarigione dell’infermiera spagnola, arrivano buone notizie da Medici senza Frontiere che hanno annunciato: “Siamo felici di avere appreso che la nostra collega è guarita”, ha detto il portavoce di Msf Norvegia Jonas Haagensen. Il medico norvegese di 32 anni era stata infettata in Sierra Leone lo scorso 7 ottobre e venne rimpatriata ad Oslo a bordo di un jet privato per essere curata. 

Ue: “Coordinatore unico contro epidemia”
La decisione più significativa presa dai ministri sarà la nomina di una figura unica che gestirà l’emergenza. Durante il summit si delineerà un approccio comune alle procedure di rimpatrio e saranno individuate delle strutture di cura in Africa per provvedere infine alla formazione degli operatori sanitari sul posto. Il Consiglio, inoltre, ha accolto la decisione del Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon di stabilire la prima missione sanitaria di emergenza dell’Onu: la Missione delle Nazioni Unite per Ebola Emergency Response (UNMEER), con sede a Accra, in Ghana. Secondo il Consiglio si tratta di un passo importante negli sforzi globali per contenere l’epidemia che segue gli sforzi internazionali canalizzati nella battaglia.

Londra: “Ue stanzi un miliardo”
Il ministro degli esteri inglese Philip Hammond ha sollecitato alla Ue lo stanziamento di un miliardo di euro, poiché, ha dichiarato: “C’è una grave crisi sanitaria in atto e una finestra temporale molto breve per affrontarla e per prevenire la diffusione incontrollata di questo virus. Sarebbe una finanziamento necessario e i soldi sarebbero spesi per nuovi posti letto e strumenti anche per l’isolamento dei contagiati”. 
Il 24 e il 25 ottobre a Bruxelles, si discuterà ancora di Ebola nel corso di un incontro tra i leader europei e in quell’occasione il premier britannico David Cameron chiederà formalmente all’Ue di destinare il miliardo di euro per l’emergenza. 

Nigeria dichiarata “ebola free”
Dall’Africa, intanto, arrivano notizie rassicuranti: il paese più popoloso, la Nigeria, avrebbe sconfitto il virus. Grazie al sostegno dell’Oms, dei Centers for Desease Control and Prevention (Cdc) degli Stati Uniti ed altri, funzionari e addetti alla sanità nigeriana hanno raggiunto ed isolato il 100% dei contatti noti a Lagos, la capitale del primo contagiato e il 99,8% del secondo focolaio, a Port Harcourt, polo petrolifero della Nigeria. L’Oms tuttavia ricorda che Lagos sembrava riunire tutte le caratteristiche di una vera “polveriera” per il virus: il numero di abitanti che vivono nella capitale è di circa 21 milioni, ossia pressoché pari alle popolazioni sommate di Guinea, Liberia e Sierra Leone, i tre Paesi più colpiti dall’epidemia. A Lagos, inoltre, le condizioni igieniche in cui vivono migliaia di persone sono molto precarie pertanto si temeva che il bacino del virus avrebbe potuto espandersi in modo allarmante. La temuta pandemia non si è però verificata. Le autorità hanno messo a disposizione ampie risorse finanziarie e materiali, così come personale qualificato. Contrariamente a quanto osservato in Guinea, Liberia e Sierra Leone, tutti i contatti individuati sono stati fisicamente monitorati su base giornaliera per 21 giorni, pari al periodo massimo di incubazione. Per il direttore generale dell’Oms Margaret Chan, l’esempio della Nigeria dimostra che un Paese che registra un caso importato può contenere la trasmissione ad una “manciata di casi”. La Nigeria, ricorda l’Oms, resta esposta ad eventuali casi importati e non deve abbassare la guardia. 

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