Avevano sollevato grandi polemiche con la loro comparsa e la loro promessa di garantire, con l’utilizzo di una semplice polverina, del vino (o qualcosa che dovrebbe somigliargli). Eppure la diffusione dei wine kit, nonostante l’aperta ostilità dell’intero comparto e la teorica vigilanza dell’Unione Europea, sembra non arrestarsi.

Anzi per la prima volta in Europa questi strumenti passano dal virtuale al reale, con l’apertura del primo negozio specializzato. Si chiama Making your wine e si trova a Kells, in Irlanda. Un’attività creata dal belga Luc Heymans, per le difficoltà che dice di aver provato direttamente sulla propria pelle: «Negli anni in cui vivevo in altre parti d’Europa ero solito concedermi un bicchiere di vino a cena – ha spiegato Heymans all’Irish Examiner – ma quando mi sono trasferito in Irlanda fui sconvolto dal prezzo di una bottiglia. Così ho iniziato a produrlo per conto mio e poi ho deciso di aprire il negozio. Ce ne sono migliaia simili in Canada, ma questo è la primo in Europa».

Il Making your wine esiste da meno di un anno, e pare abbia un buon successo, soprattutto tra le coppie prossime al matrimonio che desiderano avere delle bottiglie personalizzate: «Una di queste mi ha spiegato che avrebbe dovuto pagare 2.300 euro per 150 bottiglie – racconta Heymans – da me ne hanno invece spesi solo 670». Il funzionamento è semplice: il cliente sceglie il tipo di vino e acquista il kit; quindi può compiere il processo a casa o lasciare che avvenga in negozio procedendo infine all’imbottigliamento con tanto di etichetta personalizzata. A seconda della tipologia occorrono dalle 4 alle 8 settimane complessive per ottenere una trentina di bottiglie al prezzo di circa 4 euro l’una.

Heymans si dice certo della qualità del suo vino, che paragona a quella di una bottiglia da 10 euro acquistabile in un supermercato. E offre addirittura la garanzia “soddisfatti o rimborsati”: «Se al momento dell’assaggio non gradiscono il risultato posso riportare indietro le bottiglie. Ma non è mai successo». Insomma, praticità e risparmio, e se parlassimo di un aspirapolvere non ci sarebbero controindicazioni. Invece si tratta di vino, materia “viva” che riguarda non solo il palato e la salute dei consumatori ma anche la passione e la sostenibilità economica di chi lo produce secondo il metodo tradizionale dando vita a un comparto che le autorità europee dovrebbero maggiormente tutelare. Siamo di parte, lo ammettiamo, ma a noi questa sorta di “laboratorio” irlandese piace davvero poco.

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