Come è noto ai più, negli Stati Uniti il “Columbus Day” viene festeggiato come festa nazionale fin dal 1934 per decisione del presidente Franklin Delano Roosevelt, che ha voluto così onorare, oltre che la memoria del grande navigatore genovese, anche l’impegno, la serietà e dedizione alla nuova patria della decine di migliaia di italiani che annualmente solcavano l’oceano in cerca di migliori opportunità di lavoro e di vita. Tutto questo è proseguito poi senza particolari sussulti per diversi decenni finché, in anni più recenti, insieme alle bellissime celebrazioni del Columbus Day che si tenevano a New York e in altre città del nord degli Stati Uniti, sono arrivate le prime contestazioni intese a restituire agli indigeni americani la perduta dignità, di cui viene addossata la colpa proprio a Cristoforo Colombo.

E’ proprio di quest’anno infatti la delibera unanime del Consiglio comunale di Seattle che decide di dedicare il secondo lunedì di ottobre di ogni anno, invece che a Cristoforo Colombo, ai “nativi americani”. Cancellando così di fatto la festività dedicata a Colombo. Ma prima di Seattle c’era già stata Minneapolis in aprile, a prendere simile decisione quasi senza opposizione, e altre grandi città sembrano ora intenzionate a seguire questo filone.

Nessuno può negare che gli indigeni americani abbiano subito torti e lutti innumerevoli a seguito dello sbarco delle tre caravelle di Colombo nel Nuovo Mondo, ma dare di questo la colpa a Colombo, cancellando la sua storica impresa, sembra più la volontà di azzerare con un colpo di penna i misfatti di molti che la volontà di restituire agli indigeni la loro dignità. Infatti nessuno parla di restituire agli eredi di quegli indigeni le loro terre e la loro indipendenza. Molto più semplice mettersi la maschera e addossare tutta la colpa a Cristoforo Colombo, reo di avere per primo sbarcato, dopo aver attraversato un oceano a quell’epoca del tutto sconosciuto, in quella che lui credeva la costa est dell’India, e di aver insegnato a quegli indigeni la modernità e la religione cristiana, di cui lui era sincero credente.

Ma fu proprio lui stesso il primo, insieme a quegli indigeni, a patire con le catene e la prigione il prezzo della sua scoperta. E siamo proprio sicuri che quei consiglieri comunali che così arbitrariamente hanno deciso di cambiare il corso della storia, sappiano almeno questo? Non ne sono tanto sicuro! Forse farebbero meglio a rileggersi un po’ di storia prima di mettere il sigillo sul trionfo dell’ipocrisia.

Comunque, per fortuna c’è chi la storia la conosce un po’ meglio, e ritiene invece che la festa del Columbus Day sia ancora pienamente da onorare.

A Dallas è stato Vincenzo Arcobelli, presidente del Comites (Comitato Italiani Estero) della Circoscrizione Consolare di Houston (che comprende Texas, Louisiana, Arkansas e Oklahoma), grandemente coadiuvato dall’amico Jay Lombardo e da altri amici e sponsor, a prendere l’iniziativa e a decidere di riunire tutti i connazionali residenti a Dallas e dintorni per onorare, insieme alla memoria del grande navigatore genovese, tutta la crescente comunità italiana in Texas, composta da centinaia di giovani ricercatori, ingegneri elettronici, professionisti e…naturalmente, i migliori ristoratori e pizzaioli del mondo, inconfondibili col loro cognome e nome italiano.

Il vulcanico Arcobelli ha così, in collaborazione con il C.t.i.m. (Comitato Tricolore Italiani nel Mondo) avviato per la prima volta a Dallas la celebrazione del Columbus Day, ed è stato un grande successo sotto tutti gli aspetti. Le bandiere tricolori italiane hanno sventolato a fianco di quelle americane per tutta la parata lungo il “Continental Avenue Bridge” accompagnate da due bande e dalla partecipazione in gran lustro della nostra Aereonautica Militare di base a Sheppard (Wichita Falls, nord Texas) guidata dai loro comandanti.

La grande parata, cui hanno partecipato decine di gruppi costituiti, alcuni provenienti anche da Oklahoma e Louisiana (e persino dalla California), e diverse centanaia di spettatori, si è aperta con la benedizione di Padre Giulio Leloczky della vicina Abazia Cistercense di Dallas ed è proseguita poi ordinatamente sotto lo sguardo soddisfatto dell’on. Roberto Menia, Segr. Gen. del Ctim e Gran Marshal della Parata (venuto appositamente dall’Italia) e degli altri dignitari presenti, tra cui il Vicesindaco di Dallas, Ms. Monica Alonzo, accompagnata da alcuni tutori dell’ordine.

Hanno inviato il loro saluto e congratulazioni a tutti gli italo-americani presenti alla parata i rappresentanti del Texas presso il Congresso Federale, sen. John Cornin, rep. Eddie Bernice Johnson e rep. Pete Sessions.  Ha inviato  il suo patrocinio anche il Governatore del Texas Rick Perry che nell’occasione ha dichiarato ufficialmente il mese di ottobre 2014 come “Mese della cultura e delle tradizioni italo-americane”.

La parata si è conclusa con i tradizionali discorsi di ringraziamento ai partecipanti da parte delle autorità presenti, che hanno voluto ricordare brevemente i nomi e i grandi meriti dei numerosi immigrati italiani in America, capaci di dare, col loro esempio e contributo intellettuale, grande dignità alla immigrazione italiana negli Stati Uniti.

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