Fininvest dovrà ridimensionare la sua partecipazione in Mediolanum facendola scendere almeno al 9,9 per cento dall’attuale 35,13 per cento. Lo ha reso noto la stessa holding della famiglia Berlusconi che dovrà così ridurre fortemente la presa sulla sua partecipata più redditiva. “Nel contesto del procedimento relativo all’iscrizione di Mediolanum nell’albo dei gruppi bancari e a seguito della sopravvenuta perdita dei requisiti di onorabilità in capo al proprio controllante indiretto Silvio Berlusconi (in quanto condannato per frode fiscale, ndr)”, spiega Fininvest, Banca d’Italia, d’intesa con la vigilanza delle assicurazioni, l’Ivass, ha disposto “le misure previste dalle norme (art. 24 e 25 Tub) ivi inclusa la dismissione della partecipazione in Mediolanum eccedente il 9,9% che potrà anche avvenire mediante il conferimento in un trust ai fini della successiva alienazione a terzi entro 30 mesi dalla data della sua istituzione”. 

Nella nota Fininvest spiega che su questa quota eccedente sono sospesi i diritti di voto e che per questo viene meno l’efficacia del patto di sindacato con l’altro socio Fin. Prog. Sapa di Ennio Doris. Insieme le due società controllavano il 65% circa del gruppo assicurativo, mentre il patto sciolto riguardava il 51% della società diviso pariteticamente tra Berlusconi e Doris. Così da venerdì Mediolanum non è più blindato e diventa contendibile, cioè senza un azionista di maggioranza assoluto e, quindi, teoricamente preda di potenziali acquirenti. Fininvest riunirà il consiglio per esaminare il provvedimento delle autorità e per “l’adozione delle conseguenti deliberazioni, anche tenuto conto delle caratteristiche e dell’entità della partecipazione e della rilevanza di Mediolanum per il mercato”. 

La notizia arriva in un momento in cui le quotazioni di Mediolanum non sono particolarmente brillanti: nell’ultimo anno il titolo in Borsa ha perso oltre il 12% del suo valore e da settembre viaggia all’indietro. Il tutto proprio nell’anno in cui Fininvest ha annunciato un bilancio, quello del 2013, in profondo rosso: -428,4 milioni di euro contro la perdita di 285 milioni del 2012. Colpa senz’altro della sentenza per il Lodo Mondadori, che ha pesato sui conti della holding per 491,3 milioni. A zavorrare il bilancio sono state però anche svalutazioni e oneri di ristrutturazione. Alla luce del buco la società aveva dato il via a una raffica di cessioni che hanno incluso il 3% di Mondadori, il 50% di Mediolanum assicurazioni (controllata di Mediolanum), la sede del Giornale in via Negri a Milano e il golf club di Tolcinasco. Gli incassi, però, non sono stati sufficienti per mettere insieme un dividendo da staccare agli azionisti. Anche perché Mediaset nel 2013 è tornata in utile per un pelo e solo grazie ai tagli, mentre Mondadori ha archiviato l’ennesimo esercizio in perdita (-185,4 milioni). Sul fronte calcio, poi, il Milan, ha accumulato un rosso di 15,7 milioni contro i 6,8 del 2012 e ha sempre bisogno del supporto finanziario del suo azionista di maggioranza.

Proprio nell’anno in cui Mediaset si è fortemente impegnata per i diritti tv con un esborso di 700 milioni per la Champions League 2015-2018 e di 373 milioni per la Serie A. Uscite non certo controbilanciate con la campagna di dismissioni che nei mesi scorsi ha visto Cologno Monzese vendere tra il resto Digital Plus in Spagna per 365 milioni, l’11,11% della pay tv italiana Premium per 100 milioni di euro e il 25% delle torri di trasmissione di Ei Towers per 283,7 milioni.

“In virtù del consolidato rapporto tra la famiglia Doris e Silvio Berlusconi esprimiamo totale solidarietà a quest’ultimo anche in questa circostanza”, ha fatto sapere Mediolanum in una nota precisando che la società “mantiene e persegue la sua stabile e consolidata presenza nel mercato, così come avvenuta e riconosciuta in questi anni, forte della garanzia e della continuativa partecipazione della famiglia Doris, che detiene oltre il 40% delle azioni”. Secondo gli analisti di Intermonte la partecipazione in vendita “potrebbe essere riassorbita da membri della famiglia Berlusconi o, in parte, dallo stesso Doris”. Anche Equita crede che “la famiglia Doris possa acquistare una quota ma non superiore al 5%” per non concentrare tutto il patrimonio in un singolo asset. Ipotesi confermata dallo stesso Doris che all’Ansa si è detto pronto nel caso ad acquistare “un pò di punti percentuali” della società se la quota Fininvest finirà sul mercato, ma in ogni caso evitando l’obbligo di lanciare un’Offerta pubblica di acquisto. Quindi i margini di movimento sono piuttosto bassi, visto che Doris da solo ha già in mano il 29,735% di Mediolanum, contro una soglia d’Opa al 30 per cento. “Spero che tale quota rimanga nell’ambito della famiglia Fininvest-Berlusconi”, ha però premesso.

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