Parliamo del nulla. Ovvero delle mirabolanti imprese politiche di Angelino Alfano. Nonostante le sentenze dei tribunali riconoscano il diritto delle coppie gay di essere sposate e di avere, in alternativa, gli stessi diritti delle coppie eterosessuali, il nostro ministro degli Interni non trova niente di meglio da fare che trasmettere una circolare per impedire che i sindaci registrino le nozze contratte all’estero. Nozze che al momento hanno solo valore solo simbolico. Per il resto non cambia nulla. Eppure Alfano, nonostante i mille problemi che affliggono il nostro sventurato paese – come ad esempio, avere una classe politica infestata da inquisiti, alcuni dei quali popolano in massa il suo partito – si dedica a questioni di forma. Giusto perché i “matrimoni gay” non sono una priorità.

In quello che si profila come uno scontro tra titani di fazioni contrapposte – e per capire il dramma che si sta consumando, basti pensare che a capo delle stesse potremmo mettere da una parte uno Scalfarotto e dall’altra un Giovanardi qualsiasi – emergono lamentele, proteste e prese di posizione dei maggiorenti del Partito Democratico. Orfini, in un suo tweet, ricorda al titolare del Viminale che invece di impedire i matrimoni egualitari la classe politica dovrebbe renderli legali.

 

Il già citato deus ex machina della legge contro l’omofobia (che tutela le affermazioni omofobe a cominciare dalle scuole) ricorda ad Angelino che non è lui a dettare l’agenda del governo. Debora Serracchiani, la donna che ha costruito la sua fortuna politica sul fatto che esiste il web e che la gente non ha di meglio da fare che guardare Youtube, ruggisce ricordando che Renzi ha già predisposto le civil partnership alla tedesca. Tutto meritorio, per carità. È bene e giusto che il Pd si schieri contro Alfano e la sua omofobia. Ma se il trend è quello di difendere il matrimonio egualitario o istituto equivalente, forse occorrerebbe fare una legge in tal senso, invece delle solite beghe e del solito nulla. Altrimenti è aria fritta e non vorremmo dar ragione a chi sostiene che essa è della stessa materia di cui sono fatti i sogni renziani.

Intanto, mentre il Pd si allena in quello che appare per lo più come un esercizio di stile – siamo a ottobre inoltrato e qualcuno aveva promesso le unioni civili entro il 30 settembre – l’ex delfino di Berlusconi, che gioca a fare il leader di un partito che fuori dei palazzi del potere è reale come il temibile esercito di Sauron o di altro cattivo di qualsiasi saga fantasy a scelta, si mostra sorpreso e desolato per la “violenza inaudita” a cui è stato sottoposto da colleghi/e, associazioni, gente comune, ecc. Un po’ come ammettere, pensando allo spessore dei politici coinvolti, di provare un atterrito sgomento per il latrare di un branco di chihuahua asserragliati in un giardino decorato da nani in ceramica. Una prospettiva agghiacciante, non c’è che dire.

Intanto il mondo, quello civile, si allarga sempre di più alla piena parità tra persone Lgbt ed eterosessuali. A cominciare dalla tutela delle scelte affettive. Da Capo Nord allo stretto di Gibilterra in Europa, in quasi tutta l’America del nord, in diversi paesi dell’America latina fino alle propaggini più lontane del Sud Africa e della Nuova Zelanda il matrimonio per gay e lesbiche è legge. Paesi in cui la carta impiegata per stampare la circolare del capo del Ncd sarebbe stata usata per confezionare un più utile e propizio aeroplanino di carta.

Poi, per quel che mi riguarda, credo che sia solo una questione di tempo. Avremo tutto, ma con il nostro solito ritardo storico-culturale. Almeno se vogliamo essere più vicini a Londra e a New York invece che a qualche democratura post-sovietica. Poi va da sé: siamo una nazione che ha impiegato mille anni per diventare uno Stato, vent’anni per liberarsi di due cialtroni (uno dei quali è finito a piazzale Loreto) e che ha per ministro dell’Interno un individuo tristemente legato al caso Shalabayeva, per capire fino in fondo di chi stiamo parlando. Non è un paese semplice, il nostro, ma non è pessimo come certi suoi rappresentanti. I diritti arriveranno, insomma. Intanto il mondo ci osserva senza che noi riusciamo a trovare l’adeguata misura della vergogna per i politici che ci scegliamo. Riguardo agli omofobi: la storia li coprirà di biasimo, il presente li sta già coprendo di ridicolo. Resta da capire come mai, ancora oggi, nel nostro paese questa gente venga scelta per rappresentare le istituzioni dello Stato.

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