Un cancro incurabile al cervello e pochi mesi di vita da trascorrere tra dolori insopportabili. A fronte dell’inevitabile inefficacia delle cure, Brittany Maynard, giovane americana di 29 anni, ha scelto la dolce morte per mettere fine alle sue sofferenze. Ha scelto di andarsene il 1 novembre, all’indomani del compleanno del marito, che vuole festeggiare. Morirà a Portland, in Oregon, uno degli Stati Usa che consente l’eutanasia.

A gennaio 2014 la prima diagnosi del glioblastoma, seguita da ciclo di cure. Ma ad aprile il cancro era tornato più aggressivo di prima, e le restavano solo sei mesi di vita. Brittany ha effettuato delle ricerche, scoprendo che non esiste un trattamento in grado di salvarle la vita, mentre con le cure prescritte dai medici le sue capacità intellettive sarebbero decadute inesorabilmente. Da lì, la decisione dell’eutanasia. 

“Non sono una suicida – ha spiegato – e se lo fossi stata l’avrei già fatto, ma sto morendo e voglio farlo. Il mio tumore è così grande che servirebbero delle potenti radiazioni al cervello solo per rallentarne l’avanzata ma con effetti collaterali spaventosi, tra cui le ustioni. Con la mia famiglia abbiamo ragionato e verificato che non esiste un trattamento. Le cure palliative inoltre non riducono comunque il dolore devastante e la possibilità che possa perdere a breve le capacità cognitiva e di movimento, ho deciso quindi per una morte dignitosa”.

Brittany ha raccontato che da San Francisco, dove viveva, si è dovuta trasferire a Portland perché per ottenere i farmaci che le permetteranno una fine “pacifica e indolore”, deve essere residente in Oregon. “Non voglio dire a nessuno di fare la mia stessa scelta – ha affermato – Ma la mia domanda è: chi ha il diritto di decidere per me, e decidere che merito di soffrire enormemente per settimane o per mesi?”.

Brittany sta utilizzando le sue ultime giornate per aiutare i pazienti dell’associazione ‘Compassion & Choices‘, che si occupa dei malati terminali in California, Colorado, Connecticut, Massachusetts e New Jersey. Inoltre, difende la scelta della “morte con dignità” con la campagna ‘Brittany Maynard Fund’, combattendo perché altri Stati diano il via libera alla prescrizione degli stessi farmaci. “La mia famiglia ha dovuto affrontare enormi cambiamenti e sacrifici per permettermi di porre fine alla mia vita con dignità, come trovare un nuovo posto dove vivere e una nuova casa – ha affermato – Ma ci sono tantissimi americani che non hanno la possibilità o il denaro per fare lo stesso, e questo non è giusto”.

Dopo la decisione di scegliere la ‘dolce morte’, la ragazza ha detto di sentirsi “molto più serena” e ha concluso: “Auguro ai miei concittadini americani di non doversi mai trovare di fronte ad una scelta del genere. Morirò pacificamente nella camera da letto con mio marito a fianco”. 

Grazie ad una legge del 1997, nello Stato dell’Oregon – oltre che in Vermont, Montana, New Mexico e Washington – i malati terminali hanno la facoltà di porre fine alle loro sofferenze. Da quando è entrata in vigore la norma, 1.173 persone hanno ottenuto la prescrizione per i farmaci, ma solo 752 li hanno utilizzati per morire.

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