Quaranta parlamentari, 3 eurodeputati, centinaia di amministratori e una serie di notabili come l’ex viceré di Sicilia, il “condannato” Raffaele Lombardo, a condire una rete di potere che dalla Puglia arriva alla Sicilia, passando per Calabria, Campania, Abruzzo e Basilicata. Benvenuti nel regno di Fitto, il giovane “perfettino” cresciuto alla corte del condannato Silvio Berlusconi, che da giorni duella con l’inquilino di Palazzo Grazioli e non intende indietreggiare di mezzo centimetro: “Io continuo il mio lavoro dentro Forza Italia. Il tempo mi darà ragione: devo fare una maratona”.

E Raffaele da Maglie la maratona se la vuole giocare passo dopo passo, e, soprattutto, regione dopo regione. Tant’è che si schermisce quando uno come Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia, alza il tiro e minimizza la forza elettorale dell’ex governatore della Puglia: “Senza Berlusconi e i voti che ancora riesce a tirare su, nessuno degli attuali parlamentari sarebbe stato eletto. E questo vale anche per il futuro. Lo stesso Raffaele – continua Toti – non sarebbe mai diventato ministro se non avesse fatto parte di una squadra”. Ma quale? Per Raffaele questo ragionamento non vale.

Perché la rete dell’ex governatore della Puglia, oggi europarlamentare con 300mila preferenze da sbandierare e una condanna a 4 anni per finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio, è una rete dal retrogusto democristiano. “Sto facendo – disse a Gian Antonio Stella del Corriere della Sera durante la campagna elettorale delle Europee – quello che faccio sempre. La mattina i mercati poi visite di luoghi di lavoro, pranzi elettorali, convegni pomeridiani, comizi e avanti così fino alla sera tardi. Viaggio di notte, alle due o tre mi fermo per la tappa successiva, dormo qualche ora e ricomincio”.

E ricomincia dalla sua Puglia, dai “suoi” senatori i pugliesi Vittorio Zizza, Lucio Tarquinio, Luigi D’Ambrosio Lettieri (presidente dell’ordine dei farmacisti di Bari), Luigi Perrone (presidente regionale Anci Puglia), Piero Liuzzi, Francesco Bruni. Una truppa fittiana che riesce a far ottenere al “bambino” – come lo chiamano da quando aveva da poco finito il liceo scientifico e fu buttato in politica – circa 300 mila preferenze. A ciò si aggiunge l’altro portatore di consensi, il senatore Francesco Maria Amoruso (senatore). Poi l’uomo “ombra” che tira le fila a Montecitorio Rocco Palese, l’ex presidente della provincia di Lecce Antonio Gabellone e l’ex sindaco di Lecce Paolo Perrone, figlio di un parlamentare Dc, e incappato lo scorso luglio in una condanna in primo grado a dieci mesi nel processo sulla morte dell’avvocato Carlo Andrea De Pace.

La lista continua e trova nella Campania uno zoccolo del consenso dell’ex ministro agli Affari regionali. Un consenso dovuto al contributo dei senatori Ciro Falanga, Domenico De Siano e Eva Longo e, soprattutto, dell’ala cosentiniana, nel senso di Nicola Cosentino, ex sottosegretario del governo Berlusconi arrestato lo scorso 3 aprile nell’ambito di un’inchiesta per estorsione aggravata dal metodo mafioso, con l’accusa di avere costretto un imprenditore a chiudere un distributore di benzina a Casal di Principe. Un drappello di parlamentari che annovera Vincenzo D’Anna e Antonio Milo. Entrambi senatori ed entrambi intervenuti recentemente per difendere strenuamente il sottosegretario in odore di camorra: “Nel leggere le motivazioni che la sezione feriale della Cassazione ha addotto per confermare la misura cautelare nei confronti di Nicola Cosentino, non si può che restare basiti di fronte all’inconsistenza dei rilievi mossi all’ex parlamentare di Forza Italia ed all’evidente pregiudizio politico che accompagna le decisioni della magistratura nei suoi confronti”. E ancora: “Non sappiamo quando ancora dovrà durare l’uso improprio della carcerazione preventiva nei confronti di un cittadino nei cui confronti, dopo oltre tre anni di processo, non è emersa una sola prova degna di questo nome che ne attesti la pericolosità sociale”.

Con il capo dei “ribelli” di Forza Italia c’è anche Cosimo Latronico, potente ras della Basilicata, che dal 1990 riveste incarichi politici e da due legislature siede a Palazzo Madama. Sul territorio, il “bambino” può anche contare del forte sostegno dalla regione Calabria, dove il catanzarese “Pino” Galati, dal ’96 a Montecitorio gravitando sempre in orbita centrodestra, dirige le operazioni politiche da vice coordinatore regionale, e l’ex presidente della provincia di Reggio Calabria Peppe Raffa sfidano a colpi di preferenze l’arcoriana Jole Santelli, ormai entrate nei desiderata di Francesca Pascale.

Ma non finisce qui. Perché in terra di Sicilia, dove l’area democristiana è sempre sulla cresta dell’onda manco fossimo nella Prima Repubblica, l’ex ministro del governo Berlusconi si sarebbe affidato a due cavalli di razza delle preferenze: il pupillo di Totò Cuffaro Saverio Romano e l’ex governatore Lombardo, condannato lo scorso 19 febbraio in primo grado dal gup per concorso in associazione mafiosa a 6 anni e 8 mesi di reclusione. Più una serie di fedelissimi dell’uno e dell’altro, come l’ex capogruppo all’ars del Pdl Innocenzo Leontini (a cui vengono contestate spese per 110mila euro nell’indagine sulle spese pazze dell’Ars) e i parlamentari Antonio Scavone, Giuseppe Compagnone. Ma, come dice un senatore a ilfattoquotidiano.it, “il consenso per Raffaele Fitto potrebbe continuare ad aumentare”. Includendo ancora indagati e ras delle preferenze? 

Twitter: @GiuseppeFalci

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