“Dobbiamo prestare orecchio ai battiti di questo tempo e percepire ‘l’odore’ degli uomini d’oggi” perché altrimenti “il nostro edificio resterebbe solo un castello di carte e i pastori si ridurrebbero a chierici di stato”. Un appello chiarissimo quello che Papa Francesco ha rivolto ai padri sinodali alla vigilia dell’apertura del Sinodo straordinario sulle sfide della famiglia da lui indetto e che vedrà per due settimane, dal 5 al 19 ottobre prossimi in Vaticano, 253 partecipanti discutere di temi caldissimi: dai divorziati risposati, alle unioni di fatto, alla poligamia, ai matrimoni gay, fino alla contraccezione, alla pedofilia e alle violenze nelle famiglie. L’invito che Bergoglio ha rivolto, durante la veglia organizzata dalla Cei in piazza San Pietro con 50mila fedeli, ai cardinali e vescovi che animeranno la discussione sinodale è a vivere un “confronto sincero, aperto e fraterno che ci porti a farci carico con responsabilità pastorale degli interrogativi che questo cambiamento d’epoca porta con sé” per individuare “strade nuove e possibilità impensate”.

Un messaggio chiarissimo a lavorare, “senza mai perdere la pace”, per aprire le porte ai divorziati risposati, per rispondere in modo chiaro, coerente e credibile alle sfide odierne che ruotano attorno alla famiglia in ogni latitudine del pianeta ricomponendo l’enorme frattura che si è venuta a creare tra la dottrina sul matrimonio e sulla sessualità e la pratica dei fedeli. Una frattura che è emersa con grande evidenza nel questionario che il Papa ha voluto fosse somministrato a credenti e non dei cinque continenti e che è stato la base di partenza del documento sinodale. Un dibattito che ha avuto una vigilia molto rovente con uno scontro aspro ma non certo inedito tra cardinali. Da un lato il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e curatore dell’opera omnia di Joseph Ratzinger, Gerhard Ludwig Müller, contrario a qualsiasi tipo di apertura verso i divorziati risposati. Dall’altro il presidente emerito del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, Walter Kasper, che, in piena sintonia con Papa Francesco, nella relazione di apertura del concistoro del febbraio 2014 si è espresso chiaramente verso l’apertura verso i divorziati risposati. Alle “guerre” tra cardinali Bergoglio ha risposto ricordando che “la storia della Chiesa non ci racconta forse di tante situazioni analoghe, che i nostri padri hanno saputo superare con ostinata pazienza e creatività?”.

Francesco ha invitato i padri sinodali a guardare ai “sogni e ai progetti infranti” di quelle “persone che trascinano le giornate nel vicolo cieco della rassegnazione, dell’abbandono, se non del rancore”, a quelle “case in cui è venuto meno il vino della gioia e, quindi, il sapore, la sapienza stessa, della vita”. Per il Papa “è significativo come, anche nella cultura individualista che snatura e rende effimeri i legami, in ogni nato di donna rimanga vivo un bisogno essenziale di stabilità, di una porta aperta, di qualcuno con cui intessere e condividere il racconto della vita, di una storia a cui appartenere. La comunione di vita assunta dagli sposi, la loro apertura al dono della vita, la custodia reciproca, l’incontro e la memoria delle generazioni, l’accompagnamento educativo, la trasmissione della fede cristiana ai figli: con tutto questo la famiglia continua a essere scuola senza pari di umanità, contributo indispensabile a una società giusta e solidale. E più le sue radici sono profonde, più nella vita è possibile uscire e andare lontano, senza smarrirsi né sentirsi stranieri ad alcuna terra”.

Il compito che Bergoglio ha affidato ai padri sinodali è quello di aiutare gli uomini a essere “capaci di vincere ciò che crea infelicità e violenza”, ad ascoltare “il grido del popolo”. “Se assumeremo il modo di pensare, di vivere e di relazionarsi di Gesù, non faticheremo a tradurre il lavoro sinodale in indicazioni e percorsi per la pastorale della persona e della famiglia”. Per il Papa soltanto “con la gioia del vangelo ritroveremo il passo di una Chiesa riconciliata e misericordiosa, povera e amica dei poveri; una Chiesa in grado di vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà che le vengono sia da dentro che da fuori”.

Twitter: @FrancescoGrana

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