Si è spento giovedì 2 ottobre alle 9 del mattino Elvio Ubaldi, ex sindaco di Parma dal 1998 al 2007, ricoverato da mesi all’ospedale Maggiore per una lunga malattia che nell’ultimo periodo lo aveva tenuto lontano dai banchi dell’opposizione in consiglio comunale. Esponente di Civiltà Parmigiana, movimento civico che aveva fondato e con cui nel 1998 era riuscito a strappare la città ducale dalla tradizione di governo rosso, Ubaldi aveva 67 anni e una vita dedicata alla politica e soprattutto alla sua città, sempre nei suoi pensieri, nonostante l’aggravarsi dei suoi problemi di salute.

Nell’ultima conferenza stampa organizzata con l’opposizione, quasi un anno fa, era apparso stanco e provato, ma nonostante tutto, le sue idee erano ancora proiettate verso il futuro e la riconquista della sua Parma, strappata nel 2012 dai Cinque stelle e da Federico Pizzarotti. Più che alle critiche, in quell’occasione l’ex sindaco puntava alla costruzione di un’alternativa, di un’altra possibilità da offrire ai cittadini per riprendersi la “sua” città, che secondo la sua opinione con i Cinque stelle era senza prospettive e senza programmazione. Anche Ubaldi nell’ultima tornata elettorale si era candidato sindaco, chiedendo ai suoi elettori di ritornare con lui al suo passato fatto di grandi progetti e di una visione di Parma grandeur che allo stesso tempo è stata il bene e anche il male della città. Nei pronostici di tutti, avrebbe dovuto contendersi il Comune con il candidato di centrosinistra Vincenzo Bernazzoli, ma il suo posto fu preso a sorpresa da Pizzarotti, che poi riuscì a sconfiggere anche il presidente della Provincia Bernazzoli.

Con il suo piglio deciso e le sue idee sempre in grande, Ubaldi ha spesso diviso la città e l’opinione pubblica. La sua progettualità, forse negli ultimi anni del secondo mandato troppo ambiziosa, come lui stesso in parte ammise in seguito, era quella di una petit Paris, una piccola metropoli dinamica, nuova ed efficiente che emergesse sulla rossa Bologna e anche sull’Emilia Romagna, e dove il grande sogno della metropolitana, poi tramontato con Vignali, avrebbe potuto essere il traino per il futuro. All’ex sindaco civico si devono le grandi opere come le tangenziali, il moderno centro direzionale del Duc, la nuova stazione appena inaugurata, la Casa della Musica, l’arrivo della sede dell’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare. Una “città cantiere” rimessa a nuovo con strutture moderne che però spesso, anche a causa della crisi e della riduzione dei flussi di finanziamenti negli ultimi anni, sono rimaste voragini aperte e divenute fonte di polemiche, come la nuova Ghiaia e il Ponte Nord, portato avanti dal suo successore e delfino Pietro Vignali, e il Teatro dei dialetti, ancora da terminare.

La vita di Ubaldi è stata tutta per la politica sin dalla gioventù, prima in consiglio comunale con la Dc nel 1979, poi come vicesindaco nella prima giunta pentapartito del socialista Lauro Grossi dal 1985 al 1990. Poi nel 1994 nasce Civiltà parmigiana, primo esperimento civico che lo porta come capogruppo d’opposizione in consiglio comunale. La consacrazione arriva nel 1998, quando Ubaldi viene eletto alla guida della città, diventando il primo sindaco di Parma non appartenente alla sinistra del secondo dopoguerra e trasformandola in un laboratorio politico con un’alleanza tra Civiltà parmigiana e centrodestra. Per lui comincia un mandato che sarà riconfermato nel 2002 al primo turno contro Albertina Soliani, con un clamoroso consenso dei cittadini che sicuramente lo avrebbe condotto alla vittoria anche in un terzo mandato. Nel 2007 però, non più ricandidabile per la legge, battezza il suo assessore alla Mobilità Vignali come suo erede e lo sostiene fino alla vittoria, diventando presidente del consiglio comunale. Ben presto però Ubaldi si distacca dall’operato e dalle scelte del giovane primo cittadino, fino alla rottura definitiva nel 2010 dopo tanti scontri su temi caldi come inceneritore, Scuola europea e cementificazione, che Vignali accelerò rispetto alla regolare programmazione. Fu l’ex primo cittadino, da presidente del consiglio comunale, il 28 settembre 2011, a mettere in minoranza Vignali e costringerlo alle dimissioni. Un vero e proprio avversario, determinante anche a chiarire davanti ai magistrati come persona informata sui fatti le trame emerse nell’inchiesta Public Money che portò in manette il suo ex delfino e il Ras del Pdl locale, l’ex consigliere regionale Luigi Giuseppe Villani. Anche Ubaldi fu toccato da inchieste, ancora in corso, finendo nel registro degli indagati per una lettera di patronage nelle vicende della società Spip, finita in bancarotta nel 2013, e nella realizzazione dell’inceneritore di Parma per l’affidamento dell’appalto della gestione dei rifiuti.

Ubaldi ebbe molti apprezzamenti a livello nazionale per la sua politica, a partire da Enrico Letta, allora sottosegretario alla presidenza del consiglio, che nel 2006 lo elogiò pubblicamente per la sua amministrazione dopo il crac Parmalat, e spesso si fece il suo nome per un incarico nel Governo centrale. Per due volte fu candidato alla Camera dei deputati e al Senato, senza mai riuscire però ad arrivare a Roma e rimanendo sempre nella sua Parma. Il suo amore per la politica è finito là dove è cominciato quasi quarant’anni fa: sui banchi dell’opposizione in consiglio, in Comune, che Ubaldi ha sempre considerato come la sua seconda casa.

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