Mussolini con mascella volitiva ed elmetto tra Fausto Coppi e Michael Jackson; un Hitler corrucciato in camicia bruna tra Mick Jagger e Pelé. Questi gli accostamenti iconici tra alcune dei 350 personaggi storici presenti sul manifesto, e all’interno, della mostra “Celebrity” – in corso al Museo della Figurina di Modena – che hanno fatto andare su tutte le furie un professore di matematica in pensione, Giuseppe Marmo, che prima ha scritto una lettera al sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli e poi si è presentato a Palazzo Santa Margherita, in corso Canalgrande, affiggendo una foto di Anna Frank a fianco della locandina di Celebrity con su scritto: “Dunque i miei assassini non sono più la vergogna del mondo?”.

“Ma vi sembra sensato che con soldi pubblici si faccia una mostra fotografica dove dittatori che hanno ucciso milioni di persone diventano celebrità che hanno lasciato un segno positivo nella storia?”, racconta Marmo al fattoquotidiano.it, “figure di questo genere hanno conquistato la ‘celebrità’ e sono ‘celebrati’ perché sono dei boia, per questo chiedo che vengano mostrati per quello che realmente erano, per i motivi reali per cui sono diventati tristemente celebri, quello di aver massacrato persone innocenti”.

“La mostra “Celebrity” è dedicata al concetto di celebrità, inteso in accordo con il festival filosofia come versione contemporanea del concetto di gloria”, spiega invece la curatrice Paola Basile, “Celebrità e notorietà non hanno necessariamente connotazione positiva. Il concetto viene illustrato attraverso una serie di figure che hanno raggiunto la fama grazie alla diffusione della loro immagine tramite i mass media. Oltre alla sezione su politici e dittatori ce ne sono altre con sportivi, divi del cinema, rock e pop star, ma di nessuno si fa una descrizione storica o biografia, così come degli attori non si racconta la filmografia, né dei cantanti la discografia, né degli sportivi i titoli conseguiti. Oggetto della mostra è come si siano usate anche le figurine per renderli celebri”.

Una spiegazione respinta però dal professor Marmo: “Non reputo ci sia malafede, ma solo leggerezza nell’impostare la mostra in questo modo. Dobbiamo metterci nei panni delle scolaresche che visiteranno la mostra. Accostare fisicamente Hitler a Pelé, ad esempio, quest’ultima un’icona positiva, crea un pasticcio infinito dove un personaggio non si distingue dall’altro. In una società ampiamente basata sull’immagine, dove chi o ciò che non si vede non esiste, qualsiasi rappresentazione non opportunamente ponderata rischia di essere un falso”. Dello stesso avviso il direttore dell’Istituto Storico di Modena, Claudio Silingardi, “Una scelta che lascia basiti, non può che significare che siamo diventati tutti un po’ più stupidi. Siamo di fronte alla rappresentazione di una realtà in cui si è persa la differenza dei valori e la percezione stessa di queste differenze. Forse, visto l’aria che tira anche in Europa e non solo in Italia, è ora di recuperare un po’ di sano antifascismo”. “Tra gli obiettivi della mostra c’è quello di evidenziare e decostruire i meccanismi della propaganda dei dittatori”, risponde la curatrice Basile, “cosa che accade anche attraverso laboratori con le scuole, condotti in questo caso da educatori che lavorano anche a Monte Sole, dove avvenne uno dei più tragici massacri nazisti. Le scolaresche che visitano la mostra sono accompagnate sempre da insegnanti e da operatori del museo che forniscono le adeguate spiegazioni e inquadrano i temi”.

La mostra “Celebrity. Icone in figurina” è costata al Comune di Modena all’incirca 11mila euro e proseguirà fino a febbraio 2015, anche se le polemiche per ora non sembrano essersi esaurite: “Fatemi specificare una cosa”, conclude Marmo che in quanto frequentatore della biblioteca al primo piano di Palazzo Santa Margherita ha scoperto casualmente mostra e manifesto, “quando era ancora vivo Alcide Cervi, una figura osannata dai cittadini, ci insegnò con chiarezza e senza rimpianti che la memoria storica va conservata bene. Ogni tanto è meglio ricordarlo”.

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