“Mi auguro, comunque, che questi consiglieri del Pd che hanno votato Tamburrano lo dichiarino apertamente e siano conseguenti con questa scelta, dimettendosi dal partito”. E’ questa la risposta di Michele Emiliano, segretario regionale dei democratici e candidato alle primarie per la Regione Puglia, ad Angelo Bonelli e a coloro che chiedevano cosa accadrà dopo la vittoria del forzista Martino Tamburrano alla provincia di Taranto grazie ai voti di una buona parte del Pd ionico. In un comunicato stampa Emiliano si scaglia contro i “traditori” tarantini e annuncia che se non dovessero lasciare spontaneamente il partito allora “sarà la Direzione del Pd, che convocheremo al più presto, a valutare le condotte dei consiglieri che hanno sostenuto Tamburrano e ad adottare i provvedimenti conseguenti”.

L’incucio tarantino, insomma, spacca il Pd. In più parti. Perché contro l’ex sindaco di Bari si è schierato anche il suo collega di partito Guglielmo Minervini, pure lui candidato alle primarie del centrosinistra. “A Michele Emiliano, segretario regionale del Pd, va la responsabilità di quello che è accaduto ieri a Taranto – attacca Minervivini – Un pezzo degli amministratori del partito, da lui guidato, che votano per il candidato di Forza Italia a discapito di quello del Pd, è una pagina opaca di brutta politica, uno scivolamento verso un passato che non vuole passare”. Non solo. “Se questo è un tentativo per riportare il Pd pugliese al 15% e per perdere non solo la credibilità, ma anche le prossime regionali il segretario regionale ha imboccato la strada giusta – ha detto l’esponente dem – Siamo davanti a un inciucio di dimensioni massicce e organizzate, che mostra dove conduce la linea di allegro trasversalismo praticato da Emiliano e rivela il modo con cui lui intende la politica: un partito che fa accordi sottobanco mentre silura i suoi migliori amministratori”. Parole che hanno provocato l’immediata replica di Emiliano che, ricordando la sua chiara presa di posizione contro le “larghe intese”, ha spiegato che “nella vicenda delle elezioni provinciali di Taranto la verità è una sola e i tarantini la conoscono molto bene. Mi sono esposto pubblicamente fin dal primo momento contro qualsiasi accordo tra PD e Forza Italia. Ho attaccato personalmente l’ipotesi Tamburrano anche per una ragione di merito, sono stato infatti l’unico a sostenere che il sindaco di Massafra, essendo quella una città che ospita uno degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti più delicati della Puglia, non poteva svolgere anche il ruolo di presidente della Provincia, essendo i due ruoli di reciproco controllo; controllo che, con questa elezione, viene dissolto”.

A Minervini, senza tuttavia chiamarlo direttamente in causa, Emiliano aggiunge che “chi dice il contrario oggi mente sapendo di mentire. I tarantini e gli esponenti del PD sanno che ho tentato in tutti i modi di contrastare l’elezione di Tamburrano. Chi afferma il contrario, non potendo dimostrarlo, mi chieda scusa”. Per l’ex sindaco di Bari, insomma, “quello che è accaduto a Taranto è grave, c’è una parte di Partito Democratico che non risponde ai nostri indirizzi, e in qualità di segretario regionale non ho esitato ad aprire uno scontro con quelle componenti del partito” ma “nel giorno della sconfitta, sentirmi contro anche qualcuno che sostiene la mia stessa tesi, è una cosa che ha a che fare con la slealtà”. La vicenda Taranto, però, è già tavolo di scontro per il centrosinistra in vista delle primarie regionali.

Anche Dario Stefàno, candidato vendoliano, attacca, sostenendo che “il voto delle provinciali a Taranto sembra l’esito di ambiguità che incautamente sono state alimentate in queste settimane” e “oggi, la domanda che tutti si pongono è semplice – continua Stefano – è accaduto quello che era nelle intenzioni sin dall’inizio, nonostante smentite pubbliche, o siamo chiamati a commentare un’elezione sfuggita totalmente dalle mani delle segreterie politiche? La considerazione che si tratta di elezione di secondo livello, che chiama al voto amministratori pubblici e non cittadini, rafforza la necessità di un discorso di verità: è indispensabile sapere, nell’interesse non solo dei tarantini ma di tutti i pugliesi – chiede – se quanto accaduto è un atto di sfiducia nei confronti del segretario regionale del Pd (Michele Emiliano ndr) o il compimento di un’intesa che solo a parole è stata smentita”. Insomma un banco di prova ineludibile per il segretario pugliese e, soprattutto, per il candidato alla successione di Vendola. La vicenda Taranto non è un fatto locale e passare sopra al “tradimento” dei tarantini Michele Pelillo, Michele Mazzarano e Donato Pentassuglia potrebbe costare molto caro a Emiliano.

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