“Perché non sono riuscito a liberarli?” è la frase che Rosario Mulone, il carabiniere di 46 anni che ieri ha perso i due figli di 7 e 9 anni nell’esplosione dei vulcanelli nella riserva di Maccalube, ad Aragona, ripete in continuazione. A rivelarlo è il parroco militare dei Carabinieri della Legione Sicilia, don Salvatore Falzone, che spiega come l’uomo “non riesca a darsi pace”. Il cappellano è stato in ospedale tutta la sera di sabato e la mattina di domenica: “I genitori sono rimasti svegli tutta la notte”. I due coniugi sono assistiti dagli psicologi dell’ospedale e tenuti sotto osservazione da un’equipe di medici, a causa dello shock subito dopo la morte dei figli, Carmelo e Laura, sommersi da una pioggia di fango e detriti bollenti in seguito all’esplosione di uno dei vulcanelli della riserva. Intanto, la Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta sull’accaduto. I funerali dei due bambini si terranno martedì nella chiesa della Madonna di Pompei, ad Aragona.

Il padre e i due figli erano in gita ad Aragona per accontentare le richieste di Carmelo che, nel giorno del suo compleanno, aveva chiesto di andare a visitare il sito naturalistico siciliano. Una gita che, però, è finita in tragedia a causa di un’imprevista esplosione di uno dei vulcanelli che caratterizzano la riserva. Un violento boato, seguito da un’esplosione che ha alzato “un muro d’argilla e fango alto venti metri“, così alcuni testimoni hanno raccontato l’eruzione del soffione. La bambina più piccola è stata subito soccorsa da carabinieri, polizia e Protezione civile accorse sul posto ma, dopo un tentativo di rianimazione, è morta. Per ritrovare il corpo del fratellino senza vita, invece, ci sono volute ore. Della famiglia, oltre alla madre che non era presente, si è salvato solo il padre che, una volta soccorso, si è messo subito ad aiutare le forze dell’ordine intervenute per ritrovare il corpo del figlio maggiore.

A collaborare nelle ricerche è arrivato anche il sindaco di Aragona, Salvatore Parello, e ditte della zona che hanno messo a disposizione gli escavatori per cercare di ritrovare il bambino. La procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta e sul posto, per coordinare le indagini, è arrivato il sostituto procuratore Carlo Cinque. Il governatore della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ha ordinato la sospensione immediata degli gli accessi nella riserva.

“Non avevamo registrato un preallarme di alcun tipo, mezz’ora prima i nostri operatori erano sulla collina dei vulcanelli e tutto era normale. All’improvviso poi è accaduta la tragedia”, ha dichiarato il presidente regionale di Legambiente, che gestisce la riserva, e direttore dell’area naturale, Mimmo Fontana. Il responsabile, poi, aggiunge che non ci esistono centraline d’osservazione nell’area e che quindi il sito non può essere monitorato: “La Regione – accusa Fontana – non ha mai finanziato i nostri progetti per mancanza di fondi”.

Nella riserva, aperta nel 1995, a 4 km dal centro abitato di Aragona e a 15 da Agrigento, si trovano pozze di fango argilloso che bolle e, a volte, avvengono eruzioni di grossa entità a causa del metano presente nel sottosuolo. Questo porta all’espulsione di fango caldo, gas e acqua. La riserva è meta di migliaia di visitatori ed erano ormai 6 anni che non avveniva un esplosione come quella che, oggi, ha sommerso i 3 turisti. 

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