Lo chiamano “last mile”, l’ultimo tratto di strada: quello che si fa a piedi una volta scesi dal tram o dall’autobus, perché raramente fermata e destinazione coincidono. E proprio in quell’ultimo miglio si inserisce il progetto “Cité Lib by Ha:mo” (“harmonious mobility”) realizzato a Grenoble con la collaborazione del fornitore di energia elettrica Edf e della Toyota: 70 piccoli veicoli elettrici a disposizione di tutti. Un’alternativa al bike sharing, che pure a Grenoble è diffuso e funzionante – 5mila biciclette – a un prezzo un po’ più alto, ma comunque più contenuto di quello di un car sharing tradizionale: si pagano 3 euro per i primi 15 minuti, cui si aggiungono 2 euro per il successivo quarto d’ora, e 1 euro per il terzo. Sono previste tariffe a forfait per i noleggi più lunghi, anche se  si prevedono soprattutto brevissimi spostamenti. 

Quello di Grenoble è a tutti gli effetti un esperimento: durerà tre anni e i dati raccolti serviranno a monitorare il comportamento degli utenti, a individuare le falle del sistema e a perfezionarlo. Per poi trasportarlo su larga scala: “Presto non saremo più semplici costruttori d’auto, ma creeremo comunità di mobilità intelligente”, ha detto il presidente della Toyota Takeshi Uchiyamada, illustrando una visione lungimirante – diventare fornitori di servizi – in un’epoca in cui possedere un’auto sta diventando via via meno essenziale. A testimonianza del fatto che Ha:mo è qualcosa di più che un semplice servizio di car sharing locale, la presenza, oltre che del presidente della Toyota, anche del ministro francese per l’Istruzione e la ricerca Geneviève Fioraso e del presidente di Toyota Europe Didier Leroy.

L’utilizzo del servizio Ha:mo non è troppo diverso da quello dei car sharing diffusi nelle grandi città italiane: attraverso un’applicazione per smartphone o il sito internet dedicato, dal 1° ottobre si potranno individuare i veicoli disponibili sul territorio e il loro stato di carica, e prenotarne uno. Grazie a una tessera identificativa, l’utente potrà poi sbloccare il veicolo e utilizzarlo; il noleggio terminerà quando il veicolo sarà nuovamente attaccato a una presa di ricarica in una delle stazioni (gli i-Road hanno una cinquantina di chilometri di autonomia). Il punto forte di Ha:mo, però, è l’integrazione di questo particolare “electric sharing” con il resto dei trasporti pubblici, che a Grenoble comprendono, oltre a tram e autobus, anche il car sharing e il bike sharing citato prima: sul sito dei trasporti pubblici sarà possibile programmare un tragitto integrando tutti questi mezzi di trasporto. “Avevamo già un relazione privilegiata con Grenoble grazie alla nostra collaborazione con l’università”, ha detto il presidente di Toyota Europe a proposito della scelta della città, “ma qui abbiamo trovato una comunità che aveva i nostri stessi obiettivi e la possibilità di realizzare un’integrazione completa con la rete di trasporto locale”.

Fra i due tipi di veicoli che Toyota ha messo a disposizione dei cittadini di Grenoble – 35 quattro ruote Coms e 35 tricicli i-Road – il più interessante è il secondo, e non solo perché è ancora un prototipo prodotto esclusivamente per questa sperimentazione: è un incrocio fra una moto e un quadriciclo “classico” che piega in curva, caratteristica che lo rende particolarmente divertente. A differenza degli scooter o di altri tricicli come il Piaggio Mp3, però, l’i-Road ha la ruotaposteriore sterzante, oltre che motrice. Guidarlo nello stretto percorso preparato per le prove stampa a Grenoble non è stato così semplice, perché l’impostazione delle curve è totalmente diversa da quella di una bici o di una moto: bisogna prenderla stretta con l’anteriore, visto che il posteriore è portato verso l’esterno, “scodando” come succede sugli sci. Per questo, gli utenti di Ha:mo saranno “addestrati” prima di prendere in mano il mezzo. La stessa cosa è successa a Toyota City, in Giappone, l’unica altra città al mondo in cui la Casa giapponese sta conducendo – lì in piccola scala – l’esperimento della “mobilità armioniosa”.

 

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