Domani mattina (23 settembre) Kastriot Zhuba, il 38enne albanese fermato e unico indagato per la sparatoria dello scorso giovedì notte a Milano, potrebbe far luce su quei due cadaveri e quel ferito lasciati sul marciapiede di Bruzzano, quartiere a nord della città. Sarà il gip Gennaro Mastrangelo a decidere se Zhuba dovrà restare in carcere per la morte di Arben Kthella, 41 anni, raggiunto da cinque colpi. E Ibrahim Shalala, 36 anni, freddato dieci minuti dopo con diversi proiettili al torace. Si è salvato invece il cugino di Kthella, Mondi, 38 anni, che porta lo stesso cognome e che si è salvato perché è riuscito a sfuggire al presunto killer nascondendosi in dei giardinetti. I due cugini hanno alle spalle precedenti per reati contro il patrimonio, mentre l’egiziano è risultato incensurato.

Il provvedimento di fermo per duplice omicidio e tentato omicidio è stato emesso sabato dal procuratore aggiunto Alberto Nobili e dal pm Elio Ramondini dopo l’arresto, poche ore dopo l’agguato, per detenzione illegittima dell’arma. Secondo gli inquirenti, i risultati della perizia balistica escludono la presenza di un complice: tutti i colpi sono stati sparati da una sola arma, una calibro 9 ritrovata dagli agenti della Polstrada sotto il sedile dell’auto guidata da Zhuba, fermato nell’area di servizio di San Zenone al Lambro, in provincia di Lodi.

Intanto dalle indagini condotte dal Nucleo investigativo di Milano, guidati dal tenente colonnello Alessio Carparelli, è emerso che una delle vittime, il muratore egiziano incensurato Ibrahim Sharara, si sarebbe trovato in piazza Giustino Fortunato per caso e sarebbe estraneo al movente della sparatoria che probabilmente è legato a regolamento di conti nato all’interno della criminalità albanese per motivi di droga. L’uomo potrebbe essere stato ucciso per aver tentato di resistere alla rapina della sua auto, l’Opel corsa con cui è fuggito Zhuba.

Gli accertamenti dei militari, inoltre, hanno permesso di ricostruire la figura criminale definita “di spessore” di Kastriot Zhuba. Il 38enne il 24 settembre 2012 si sarebbe macchiato di un triplice omicidio a colpi di kalashnikov in Albania, uccidendo un vicino e i suoi genitori. Agli investigatori l’uomo aveva fornito un passaporto falso nel quale dichiarava di chiamarsi Stefan Paskali. In realtà, i carabinieri del Nucleo investigativo hanno scoperto che su Kastriot Zhuba pendeva anche una mandato di cattura internazionale per quel massacro.

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