I costosi ausili scolastici come carrozzine e banchi speciali non possono essere riutilizzati perché per legge quando non servono più allo studente cui sono stati destinati, che magari è cresciuto o ha lasciato la scuola, devono essere risanificati. Ma in Campania non esiste una struttura autorizzata a questa procedura: alla faccia della semplificazione amministrativa. Ecco come funziona oggi il sistema. La Direzione scolastica fa richiesta degli ausili a uso scolastico come i banchi speciali al Comune di appartenenza, sulla base di  una prescrizione dettagliata (elaborata da uno specialista prescrittore del Distretto Sanitario competente, che in questo caso agisce come consulente e non come induttore di spesa, in quanto l’acquisto viene effettuato dal Comune). Il dispositivo è di proprietà della scuola e dovrebbe essere periodicamente sostituito, per accrescimento dell’alunno e/o per mutate esigenze clinico-riabilitative. Quando non più utilizzato, l’ausilio dovrebbe essere sottoposto, ai sensi di una direttiva europea del 2000, a un processo di revisione e sanificazione, all’esito del quale può essere apposto il nuovo contrassegno CE, senza il quale il dispositivo non può essere assegnato ad altro utente. Dato che, al momento, non esistono in Campania officine abilitate a tale procedimento, gli ausili finiscono nei depositi delle scuole.

Gli ausili per uso domestico invece vengono erogati direttamente dalla Asl (Dms n. 332/99, che ne reca in allegato l’elenco codificato). Il dispositivo, che rappresenta parte integrante del progetto riabilitativo del soggetto, viene erogato previa dettagliata prescrizione (redatta da uno specialista prescrittore competente per menomazione e iscritto all’elenco Asl) e relativa autorizzazione da parte dell’Unità operativa territoriale di Riabilitazione di appartenenza dell’utente. Dopo la consegna da parte della ditta fornitrice, liberamente scelta dall’utente nell’ambito dell’elenco annuale pubblicato dalla Regione, questi è tenuto a portarlo a collaudo dal prescrittore stesso, perché accerti la congruità del dispositivo fornito con la prescrizione. Per mutate esigenza riabilitative, accrescimento ed altri casi contemplati dal Dms, il dispositivo può essere sostituito, previa nuova prescrizione. Secondo il Dms n. 332/99, comunque, i dispositivi (con l’eccezione di montascale mobili, ventilatori polmonari, microinfusori, nebulizzatori e apparecchi per alimentazione) vengono concessi in proprietà agli assistiti, “fatta salva la facoltà delle Regioni di disciplinare modalità di cessione in comodato d’uso dei dispositivi per i quali sia possibile il riutilizzo, allo scopo di conseguire economie di gestione” (art. 4 comma 12). Ma finora la Regione Campania non ha provveduto a disciplinare la materia. Pertanto, gli ausili non più utilizzati dall’assistito (sia perché di sua proprietà, sia per mancanza di norme alternative che ne permettano la cessione in comodato d’uso, sia perché, comunque, se ne dovrebbe prevedere il ricondizionamento e sanificazione) vengono generalmente rottamati dagli assistiti stessi o donati ad associazioni caritative. Lo scorso anno è stato presentato un progetto che prevedeva il ritiro dei dispositivi “usati”, il loro ricondizionamento e sanificazione, la creazione di un “magazzino virtuale” centralizzato (in modo che il prescrittore, accertata l’esistenza  di un dispositivo ricondizionato nel data base, non potesse prescriverne uno nuovo); tali ausili sarebbero stati forniti al 25% del costo dello stesso dispositivo nuovo. 

Il progetto si è arenato: in assenza delle direttive regionali, la Asl autonomamente non può procedere al ricondizionamento degli ausili (come stabilito da una sentenza del Tar Campania). Il progetto è stato abbandonato, la Regione fino ad oggi non ha provveduto ad emanare linee guida.

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