L’Italia non è la sola a fornire armi ai curdi. Il Ministero della Difesa britannico ha accettato di inviare mitragliatrici pesanti e mezzo milione di munizioni alle forze curde che combattono lo Stato Islamico dell’Isis.

L’uccisione del cooperante inglese David Haines ha rafforzato l’idea di contrasto a Isis. Un sostegno militare urgente per fornire alle forze curde una potenza di fuoco supplementare per difendere la linea del fronte, proteggere i civili e respingere i ribelli dell’Isis. In una nota scritta al Parlamento, il segretario della Difesa inglese, Michael Fallon ha dichiarato che gli armamenti inviati hanno un valore di circa 1,6 milioni di sterline per delle spese di trasporto stimate intorno alle 475.000 sterline. Nel frattempo, il primo ministro britannico, David Cameron, ha riferito dell’intento di unirsi agli Stati Uniti per una azione militare contro Isis: la coalizione a dieci di cui tanto si discute in questi giorni e che vede protagonista anche l’Italia. Infatti Renzi, insieme agli altri Paesi volenterosi, ha già dichiarato che l’Italia aderirà ma precisamente per fare cosa ancora non è dato saperlo.

Le adesioni degli Stati stentano però a concretizzarsi perché il piano di Obama resta incerto. L’ultimo discorso di Obama diventa autoritario e dimostrativo per gli americani e il Congresso che richiedono una sculacciata ad Isis ma di fatto lo stesso Obama è in balia degli eventi. Diventa solo l’ennesima apoteosi della leadership americana nel mondo: “E ‘l’America che ha la capacità e la volontà di mobilitare il mondo contro i terroristi. E’ l’America che ha radunato il mondo contro l’aggressione russa. E’ l’America – i nostri scienziati, i nostri medici, il nostro know-how che può aiutare a contenere e curare l’epidemia di Ebola. E’ l’America che ha contribuito a rimuovere e distruggere le armi chimiche dichiarate della Siria in modo che essi non possono costituire più una minaccia per il popolo siriano e il mondo. Ed è l’America che sta aiutando le comunità musulmane di tutto il mondo non solo nella lotta contro il terrorismo”.

Nella dichiarazione finale del vertice Nato in South Wales, la questione Califfato trova spazio solo in cinque articoli su 113. Eppure la guida di Isis Abu Bakr al- Baghdadi ringrazia proprio gli americani. I marines infatti lo avevano arrestato diversi anni fa e rinchiuso a Camp Bucca. Durante il periodo di detenzione di al-Baghdadi, non c’erano stati segnali sulla sua pericolosità, tanto che non era neanche stato assegnato al compound dove erano tenuti i jihadisti più feroci. Eppure per catturarlo c’erano voluti numerosi sforzi. Gli avevano messo addirittura una taglia. Nato a Samarra, Al Baghdadi era divenuto un predicatore jihadista radicale, ben noto per la sua brutalità e il passatempo preferito per le esecuzioni pubbliche. Insomma il “classico bravo ragazzo” che venne arrestato dalle truppe statunitensi e rinchiuso a Camp Bucca. Nel 2009 al-Baghdadi venne trasferito in un altro campo di detenzione per poi essere liberato o aiutato ad evadere. Il 16 maggio 2010, con un comunicato del Consiglio Consultivo, Abu Bakr al-Baghdadi veniva nominato nuovo capo dello Stato Islamico di Iraq.

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