Aiuti per 399mila tonnellate di prodotti ortofrutticoli. Tanto vale, secondo quanto riportato dall’Ansa, il progetto della Commissione europea sulle misure di sostegno al settore dell’ortofrutta colpita dall’embargo russo dopo l’escalation della crisi Ucraina e le sanzioni di Usa e Ue nei confronti di Mosca. Non sono escluse modifiche al piano, ma al momento la proposta dell’Esecutivo Ue propone di elargire gli aiuti per quasi 400mila tonnellate di prodotti, suddivise tra i 13 Stati membri colpiti dal bando. La Spagna sarebbe quindi la prima beneficiaria, seguita a stretto giro dall’Italia, alla quale andrebbero 80mila tonnellate, 3mila delle quali come riserva. Si tratta del volume che la Penisola avrebbe esportato nello stesso periodo del 2013.

Il progetto per nuovi aiuti in favore degli ortofrutticoli colpiti dall’embargo russo, è stato presentato martedì a Bruxelles agli esperti del settore degli Stati membri. Lo ha confermato alla stessa Ansa Roger Waite, portavoce del commissario all’agricoltura, Dacian Ciolos, precisando “che nella bozza sottoposta a discussione – ma non ancora finalizzata sull’ammontare dei nuovi fondi – si prevedono contributi per Stato membro e per gruppi di prodotti, in base ai dati 2013 dell’export verso la Russia colpiti dal bando. Il nuovo progetto di aiuti per l’ortofrutta – si apprende da fonti comunitarie – prevede che dai nuovi stanziamenti per Stato membro, saranno sottratti gli aiuti Ue già ricevuti nell’ambito del primo pacchetto di fondi per l’ortofrutta di 125 milioni di euro.

L’obiettivo è rendere la distribuzione del sostegno tra i Paesi Ue più proporzionata. Il dibattito ha riguardato anche l’eventuale estensione ad alcuni agrumi (come mandarini, clementine e arance) tra i prodotti che beneficeranno dei nuovi contributi. Bruxelles ha anche suggerito di stanziare gli aiuti per gruppi di prodotti: ad esempio, pere e mele insieme per dare più flessibilità d’azione agli Stati membri. Al contrario dei prodotti potrebbero essere ritirati dalla lista degli aiuti, nel caso in cui gli Stati membri non li ritenessero più necessari. Le misure d’intervento del nuovo programma per la stabilizzazione dei mercati, riguardano sempre il ritiro dei prodotti agricoli invenduti da destinare sia alla distribuzione gratuita sia al compostaggio. Continuerà ad essere finanziato anche il raccolto precoce che il mancato raccolto. L’obiettivo della Commissione europea resta l’adozione nei prossimi giorni del nuovo programma e la sua entrata in vigore immediata.

La crisi russo-ucraina è quella con le conseguenze economiche più significative per l’Italia tra i diversi fronti di tensione geopolitica che si sono aperti nel mondo dalla fine del 2013. I suoi effetti pesano direttamente sull’export verso Russia e Ucraina: nel 2013 le vendite verso i due Paesi hanno rappresentato il 3,3% dell’export italiano (2,8% verso la sola Russia), ammontando in totale a 12,7 miliardi di euro. Il Csc stima per il 2014 una loro riduzione almeno pari a 1,5 miliardi di euro, lo 0,1% del Pil, nell’ipotesi di un non ulteriore aggravamento delle tensioni in atto. Lo segnala il Centro studi nel suo rapporto Scenari economici di settembre. Gli effetti, si legge nello studio, “sono causati soprattutto dal clima di incertezza creato dal conflitto, che ha bloccato le decisioni di consumo e investimento di famiglie e imprese russe e ucraine e, di conseguenza, anche l’import dei due Paesi; a questo si aggiungono le sanzioni imposte dalla Russia a partire dello scorso agosto sull’import agroalimentare dall’Ue. Tutto ciò si inserisce in un contesto di debolezza delle due economie preesistente rispetto al conflitto”.

Alle ricadute dirette sull’export vanno, inoltre, aggiunte le ripercussioni indirette legate alla maggiore incertezza, creata dallo scontro e che influenza le decisioni di investimento anche in Italia e nell’intera Eurozona. La rilevanza del canale del commercio estero verso Russia e Ucraina fa dell’Italia uno dei Paesi più esposti al rallentamento delle loro importazioni. Tra i principali Paesi dell’Eurozona, infatti, solo la Germania aveva nel 2013 una quota delle vendite verso i due paesi più elevata di quella italiana, pari al 3,8% (di cui il 3,3% verso la Russia), mentre per l’Eurozona tale quota era del 3,1% (2,6% verso la Russia).

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