Siamo tutti con Daniza” era lo slogan del presidio organizzato dalle associazioni animaliste Lav, Lac, Oipa, Animalisti Italiani, tenutosi ieri a Trento, in Piazza Duomo per commemorare la morte dell’orsa, ma anche per chiedere le dimissioni dei responsabili.

Ho partecipato all’evento, nel corso del quale ho avuto modo di fare una lunga chiacchierata con Caterina Rosa Marino, responsabile sezione Lac del Trentino Alto Adige. Sono un’escursionista, mi piace andare per sentieri, amo la montagna più del mare. Anche io sono responsabile della sua morte! Mi sono chiesta quanto sappiamo noi escursionisti, cercatori di funghi, more, fragole di bosco degli animali selvatici? Abbiamo scelto il cemento agli alberi e quando decidiamo di passare una giornata immersi nella natura, vi entriamo con prepotenza senza pensare che alcuni posti sono ancora fortunatamente popolati da alcuni animali. Quando ci incamminiamo per un sentiero, quando entriamo in un bosco, siamo degli ospiti e come tali dovremmo rispettare quei luoghi sacri e i loro abitanti. Come mi diceva Caterina: “bastava avere un campanello, un mazzo di chiavi e il signor Maturi non avrebbe mai incontrato mamma Daniza e oggi non saremmo qui alla sua veglia funebre. Prima di reintrodurre gli orsi sul territorio con il progetto Life Ursus avrebbero dovuto educare la popolazione, comunicare ai residenti e ai turisti le modalità necessarie per approcciarsi alla natura selvatica. Entrando nelle nostre Agenzie di Promozione Turistica possiamo trovare un mucchio di scartoffie ma nessuna informazione sull’orso, nessuna lista con regole comportamentali o spiegazioni su cosa fare nel caso dovessimo incontrarne uno. Il progetto europeo Life Ursus, fallito in altri paesi, sarebbe potuto diventare un punto di forza per il nostro territorio. Gli orsi hanno fatto alla fine quello che chiedevamo loro nel progetto ossia riprodursi, ripopolare i nostri boschi, malgrado gli interventi umani sconsiderati, e invece il progetto si sta trasformando in qualcosa che sta danneggiando prima di tutto gli orsi e subito dopo l’immagine turistica, economica e culturale del nostro territorio. Adesso siamo visti, giustamente, da tutto il mondo, come coloro che hanno ucciso una mamma! Per non parlare dei piccoli. Daniza li avrebbe accompagnati ancora per un paio di anni. Avrebbe insegnato loro cosa mangiare, cosa evitare, quali tane utilizzare per lo svernamento. Ai cuccioli mancherà l’apprendimento parentale e dovranno affrontare il letargo senza la capacità di muoversi nella natura selvatica. Se sopravviveranno, tra un paio di anni, ci troveremo a definirli orsi problematici e a decidere della loro vita così come abbiamo fatto con Daniza. Siamo noi umani che creiamo creature problematiche. Se li avessimo lasciati nei loro boschi, con la loro mamma, sarebbero cresciuti seguendo le regole della natura. Muoiono più orsi per cattiva condotta degli umani, sono più a rischio loro di quanto non lo siamo noi, questo è il prezzo che pagano a causa della convivenza con l’uomo.

Le statistiche parlano chiaro. Gli animali selvatici ci evitano come la peste, per loro siamo una minaccia”. Siamo noi uomini che ci arroghiamo il diritto di essere superiori agli altri animali e li calpestiamo senza riconoscerne i loro diritti. Se un’orsa ferisce lievemente un uomo è un pericolo per la popolazione, va catturata e uccisa. Perché non assumiamo lo stesso atteggiamento nei confronti di coloro che per comportamenti sconsiderati uccidono o feriscono altri uomini come ad esempio i cacciatori? Loro hanno il coltello dalla parte del manico, imbracciano il fucile e sparano a tutto ciò che si  muove! I dati forniti ogni anno dall’Associazione Vittime della Caccia, ricavati dalla stampa locale, parlano chiaro: 105, di cui 80 feriti e 25 morti (11 di questi ultimi erano civili). Mi unisco al pensiero dell’associazione: “A quando l’ordine di cattura degli assassini che tra breve opereranno? E perché non prevenire le disgrazie e le violenze, invece che prenderne atto come se fossero ineluttabili e fatti fisiologici?” Chi autorizza, avvalla e consente tutto ciò dovrebbe darci delle risposte! Per Daniza “rea” di aver difeso i propri piccoli abbiamo assistito ad una caccia durata più di un mese con l’epilogo finale della morte mentre seicentomila cacciatori autorizzati (per non parlare di quelli non autorizzati) sono liberi di poter praticare uno sport, anche mettendo a rischio l’incolumità di vittime civili umane e non. Daniza merita giustizia!

Ieri a Trento eravamo tutti riuniti per piangere la sua perdita, per chiedere che sia fatta luce sulla sua morte annunciata, per chiedere le dimissioni dei politici responsabili della sua uccisione, per chiedere che la gestione di tutti gli orsi del trentino sia affidata al Nirda del Corpo Forestale dello Stato, per chiedere alla Commissione europea di sospendere i finanziamenti alla Provincia di Trento per non saper gestire correttamente gli animali selvatici, tradendo gli obiettivi dei programmi Life ma anche per chiedere la revoca della delibera emessa nel mese di luglio dalla Giunta della Provincia autonoma di Trento. In questa delibera è stata introdotta la categoria orso “dannoso”. Se un orso rientra in questa categoria può essere catturato e addirittura ucciso nonostante si tratti di una specie protetta e a rischio. “Se avessimo bloccato con la nostra campagna su change.org (ancora attiva) la delibera, oggi, non saremmo qui a parlare della morte di Daniza. Con la petizione chiediamo la revoca della delibera di uccisione alla Giunta della Provincia Autonoma di Trento, chiediamo un tavolo di confronto con Lac e le altre associazioni che vorranno prendervi parte per concordare le iniziative più opportune per rafforzare la presenza dell’orso in Trentino ma chiediamo anche le dimissioni dell’Assessore all’agricoltura, foreste, turismo e promozione, caccia e pesca, Michele Dallapiccola, del Presidente della Provincia Autonoma di Trento, Ugo Rossi e di Romano Masè, responsabile del Dipartimento foreste della Provincia Autonoma di Trento, perché grazie al loro comportamento si sono dimostrati inaffidabili e incompetenti” dichiara Caterina Rosa Marino.

Qualcuno grida anche al complotto; Stefano Fucelli del Partito Animalista Europeo dichiara: “Ci risulta che a Pinzolo, luogo della presunta aggressione, è pronto il progetto per la realizzazione dell’ampliamento dell’area sciistica dopo il recente collegamento funiviario con Madonna di Campiglio, fino ad ora però bloccato a causa dell’orsa protetta dal progetto europeo Life Ursus. Viene da sé l’ipotesi che Daniza sia soltanto il capro espiatorio di una vicenda dai risvolti politici economici, di consensi elettorali e spartizioni di denaro pubblico. E’ anche curioso apprendere che Daniele Maturi, il fungaiolo rimasto vittima della presunta aggressione dell’orsa, sia un dipendente delle Funivie Pinzolo, di mestiere battipista. Strana coincidenza, ma fate voi”.

Se così fosse tutti devono pagare per la sua morte. Vorrei, infine, dire che oltre ad essere amareggiata, non sono assolutamente d’accordo con quanto dichiarato da Maria Rita Munizzi, Presidente nazionale Moige, il movimento dei genitori: “Non dobbiamo dimenticare che si inserisce nell’ottica di un gesto di responsabilità, l’orsa Daniza rappresentava da tempo una minaccia concreta: dunque tutti gli interventi di isolamento o cattura, tesi a limitarne il contatto con l’uomo, sono prescritti, oltre che dal buon senso, da protocolli internazionali di tutela della popolazione. Occorre rivedere il numero complessivo degli orsi, al fine di evitare sconfinamenti in zone antropizzate in modo tale da garantire oltre alla sopravvivenza della specie, la sicurezza delle famiglie che riteniamo assolutamente prioritaria”. In questa occasione, credo siano tanti i genitori che non si sentono coinvolti e rappresentati dal pensiero della signora Munizzi. Tantissimi genitori, che hanno voce solo sui social network, si sono battuti sin dall’inizio per evitare la cattura e la morte di Daniza. Per quasi la totalità della popolazione mondiale Daniza non era assolutamente pericolosa, ha semplicemente difeso i propri cuccioli da una possibile minaccia, come farebbe un genitore di qualsiasi specie. Non raccontiamoci balle! Chiunque abbia un figlio, sa che sarebbe disposto a difenderlo ad ogni costo, anche a uccidere per legittima difesa!

Articolo Precedente

Vasto, chi sta esplorando in mare e chi controlla l’impatto ambientale?

next
Articolo Successivo

Capodogli spiaggiati, esperto: “Pochi dubbi sul fatto che morte sia causata dall’uomo”

next