Un sit-in di operai e ambientalisti organizzato da Unione sindacale di base e comitati cittadini ha contestato il presidente del consiglio Matteo Renzi all’arrivo nella prefettura di Taranto, dove ha partecipato a un incontro sul caso Ilva con istituzioni locali, associazioni di categoria, sindacati e rappresentanti dei lavoratori del siderurgico. “Per noi il futuro dell’azienda è una questione nazionale”, ha detto il premier che dopo Taranto è arrivato a Bari dove ha inaugurato la Fiera del Levante. Ed è da qui che si è soffermato sulla situazione economica del Paese. “Oggi la crisi economica è globale, ma vede nell’eurozona un punto di difficoltà maggiore e vede l’Italia non ancora ripartita, non ancora rimessa in moto” ha sottolineato il presidente del Consiglio che, nel giorno in cui a Milano si tiene il vertice Ecofin sul rilancio di investimenti, ha mandato un messaggio all’Europa: “O l’Ue torna a fare l’Europa o noi non abbiamo più futuro. Se noi facciamo quello che dobbiamo fare l’Ue non sarà più solo spread e indicatori economici”. “Noi andiamo in Ue – ha ribadito Renzi – a chieder conto di questi 300 miliardi di euro” annunciati da Juncker per gli investimenti, “vogliamo sapere quando li mettono. Smettiamola con la cultura del piagnisteo, noi siamo alla guida dell’Ue, dobbiamo farci valere per quello che siamo”. Ma ha sottolineato che il nostro Paese è “tra i pochissimi a rispettare il 3%” in Europa, sottolineando che bisogna “smettere di vedere l’Europa come nostro nemico, giudice o professore” e di “cospargersi il capo di cenere, convinti di essere salvati” dalla Ue, perché “tra salva-Stati e salva-banche l’Italia sta dalla parte di chi mette e non di chi prende i soldi”.

Durante il suo viaggio in Puglia il premier è stato contestato sia a Bari che a Taranto. Qui, davanti alla Prefettura, alcune decine di manifestanti con bandiere e striscioni gli hanno lanciato bottiglie, urlato ‘buffone, buffone’ e scandito lo slogan ‘Taranto libera’. Non sono mancati momenti di tensione perché alcuni dei manifestanti, che chiedevano di partecipare all’incontro a Taranto hanno cercato di superare lo sbarramento delle forze dell’ordine. Numerosi gli striscioni contro l’inquinamento e l’emergenza sanitaria a Taranto. In corrispondenza con la visita del premier l’Usb ha indetto uno sciopero di 12 ore per i lavoratori dell’Ilva.

Non sono mancate poi le polemiche con i rappresentanti dei pediatri di Taranto che avevano chiesto di incontrarlo per discutere dell’emergenza sanitaria e ambientale in città. “Mi dispiace molto di non aver potuto parlare oggi con i pediatri”, ha detto il premier, “mi sono fatto dare il numero di telefono della pediatra che aveva scritto la lettera e mi è stato detto che era a 45 minuti da qui e non c’era tempo per vedersi. La chiamerò, non è stata una mancanza di rispetto”. Parlando dei problemi di Taranto legati all’inquinamento dell’Ilva Renzi ha detto che la città deve “essere raccontata per com’è e non solo per come è stata dipinta nel corso degli ultimi anni dalle tragiche vicende che dobbiamo comunque affrontare e che stiamo risolvendo”. “Dobbiamo farla diventare una città nella quale si possa respirare in modo diverso e si possa respirare il futuro, non soltanto avere la situazione di difficoltà che conosciamo”.

Renzi è in Puglia anche per un sopralluogo nei comuni del Gargano colpiti dal maltempo delle scorse settimane. Sabato mattina è stato a Peschici per incontrare i sindaci dei centri che hanno subito danni e alle 15:30 è arrivato a Bari per tagliare il nastro della 78esima edizione della Fiera del Levante. Anche nel capoluogo il premier è stato contestato, perché oltre 40 sindaci del Salento sono partiti da Lecce per andare a manifestare contro il progetto del gasdotto Tap, il cui terminale dovrebbe approdare a San Foca, marina di Melendugno (Lecce)Metà dei sindaci ha raggiunto Bari in auto, gli altri a bordo di un pullman che espone un cartello indicativo “40 sindaci del Salento No Tap san Foca”. Tutti indossano la fascia tricolore e portano le delibere con cui i rispettivi consigli comunali hanno detto no al gasdotto Tap.

Tanta la rabbia e la delusione dopo la firma da parte del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, del decreto con cui si sancisce la compatibilità ambientale del progetto, che ha ricevuto del resto l’ok definitivo nello Sblocca Italia. “Ci hanno trattato come se fossimo l’ultima ruota del carro”, ha commentato il sindaco di Melendugno, Marco Potì. “E questo nonostante tutti i pareri negativi espressi in questi anni da più parti. Renzi deve ascoltarci. Deve ascoltare un intero territorio”. Gli fa eco Luca De Carlo, sindaco di Vernole, con Melendugno il territorio più interessato al megaprogetto. “Non ci fermeremo fin quando non vedremo le ruspe. Qui si tratta di 15 ettari di polo industriale che ricadranno su un’area vergine. Qualcuno alla fine si dovrà prendere le responsabilità per questa nuova Cerano”. A proposito del Tap, Renzi ha detto “Non è pensabile che si blocchi un’opera pubblica che parte dall’Azerbaigian, e che non può arrivare a Ventimiglia, ma deve arrivare qui, cioè il Tap. Noi siamo pronti a rispettare chi dice ‘No’, ma chi dice ‘no’ non può dire ‘stop’. Parliamo di tutto senza problemi ma non si può dire “no” a un’opera così”.

Sempre a Bari i precari della scuola e dell’Università rappresentati dall’associazione Act (Agire, costruire, trasformare) e dalla Rete conoscenza dell’associazione Link hanno scelto un banchetto con coni gelato, in cui sono stati inseriti dei volantini, per manifestare contro la precarietà ed il Jobs Act nel giorno della presenza del premier.

Articolo Precedente

Daniza, aperta inchiesta. Galletti: “Stesso interesse serve per morti maltempo”

next
Articolo Successivo

Stipendi forze dell’ordine, l’annuncio di Alfano: “Trovata soluzione al problema”

next