Lapo Pistelli alla Farnesina. Francesca Puglisi all’Istruzione. Giovanni Fiandaca alla Giustizia. Ecco il toto ministri. Una, due, tre, quattro, cinque, forse addirittura 6 caselle costituiranno il rimpasto delle prossime settimane. Non è dato sapere con precisione quando il premier-segretario romperà gli indugi. Fatto sta che in Transatlantico – tra una fumata nera sui membri della Consulta e una mezza bianca sui membri laici del Csm (Legnini, Fanfani e Leone per ora i 3 eletti su 8 totali) – è una girandola di nomi che certamente, sottolinea un deputato Pd, “dialogheranno con il rinnovo della segreteria”. 

Lapo Pistelli, fiorentino, già sottosegretario alla Farnesina, per il quale Renzi ha lavorato negli anni Novanta come portaborse, è in pole position come ministro degli Esteri. In alternativa ci sarebbe il nome “autorevole” di Marta Dassù, che è stata già sottosegretario agli Esteri ai tempi di Letta, conosce a menadito la macchina del dicastero, e avrebbe una standing internazionale (proprio in questi giorni ha incontrato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano) Emanuele Fiano, milanese, Pd, alla terza legislatura e di rito rigorosamente franceschiniano, avrebbe le carte in regola per rivestire il ruolo di sottosegretario alla Farnesina (sostituirebbe Pistelli). E a quelli sopracitati si possono aggiungere: la renziana Lorenza Bonaccorsi, Lia Quartapelle, esperta di esteri, Giuseppe Beretta, già sottosegretario alla Giustizia con il governo di Letta, Andrea Giorgis, professore di diritto costituzionale e deputato, fino a giungere a Raffaella Paita, attualmente in corsa per la Regione Liguria. 

Francesca Puglisi, senatrice democratica, esperta di scuola e formazione, ha il profilo giusto – rivelano dal Nazareno e da Palazzo Chigi – per sostituire la montiana Stefania Giannini, segretaria di un partito ridotto al lumicino. Ma corsa sembra a tre: partecipano anche la siciliana Sofia Amoddio e la giovanissima lettiana Anna Ascani.

A Giovanni Fiandaca, giurista siciliano, autore di un testo sulla trattativa Stato-Mafia che ha suscitato parecchie polemiche (in uno scontro continuo in particolare con Marco Travaglio) e in corsa fino a pochi giorni fa per la vicepresidenza del Csm, potrebbe essere riservato il dicastero di via Arenula, se Andrea Orlando volesse candidarsi a presidente della Regione Liguria a primavera. E ancora: gira con insistenza il nome Silvia Fregolent, piemontese di area Fassino (Piero), per sostituire come sottosegretario all’istruzione Reggi, da ieri direttore generale dell’Agenzia del Demanio. Gli emissari di Matteo Renzi, Luca Lotti e Maria Elena Boschi lavorano in questa direzione. E nel weekend porteranno a Renzi una lista composta da una ventina di nomi su cui, poi, il premier proferirà l’ultima parola. In un match che si intreccerà con il rinnovo della segreteria. Seguendo la regola: chi non entra in segreteria, scalerà i ranghi del governo. 

Del resto, dalla giornata di ieri i fatti non lasciano spazio ad altre interpretazioni. Il metodo pure: “Liberare posti al governo per pilotare il grande rimpasto di ottobre”. Con l’obiettivo, scherza Pippo Civati con ilfattoquotidiano.it, “di fare un grande Palazzo Chigi”. Così Reggi all’Agenzia del demanio e Giovanni Legnini vice a Palazzo Marescialli. 

Una mossa del “cavallo” che spalanca le porte alla rivisitazione della compagine di governo, nonostante avesse definito “fantapolitica” un rimpasto generale. Quindi non solo la sostituzione della Mogherini. Nel giro di pochi giorni lo scenario è mutato considerevolmente. Gli attacchi della minoranza interna al partito, le dichiarazioni al vetriolo dei vertici dell’Anm, la trattativa delicata sull’elezione dei membri laici del Csm e della Corte Costituzionale, il rinnovo della segreteria. Infine, il caso Emilia Romagna. Dossier delicati che impongono all’inquilino di Palazzo Chigi un cambio di strategia. E “quale miglior occasione – si domanda con un filo di sarcasmo chi conosce l’ex sindaco di Firenze – se non quella delle regionali emiliane e della nomina dei membri del Csm?”. A ciò si aggiunge che è tornato a girare il nome del Guardasigilli Orlando, come candidato governatore della regione Liguria. 

Prima, però, si dovrà risolvere con delicatezza il caso Emilia. C’è chi assicura che la vicenda Bonaccini si scioglierà nelle prossime ore quando il premier in persona gli potrebbe chiedere un passo indietro. Perché, annota un parlamentare Pd, “non esiste che uno, Richetti, si debba sfilare per un’inchiesta sulle spese pazze, e l’altro, Bonaccini, sulla medesima inchiesta debba restare lì, immobile”. E, allora, se Bonaccini si ritirasse dalla competizione, Renzi punterebbe su Graziano Delrio o su Giuliano Poletti. Nomi che gli garantirebbero di tenere unita la “ditta” emiliano-romagnola, e, allo stesso tempo, di accelerare sul rimpasto. 

Twitter: @GiuseppeFalci

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