Dopo alcuni 11/9, da quello che ha cambiato tutto, uno sguardo a cinque dei film che usciranno proprio in questa data. Generi che si mescolano nei cinema e nei multisala in ritorni di fiamma della memoria letteraria e umana, e guerre sopite con The Giver e Le due vie del destino, battaglie non-violente come in Everyday Rebellion, le comiche sfide di coppia di Sex Tape e racconti claustrofobici di Necropolis

A settembre le città tornano a riempirsi brulicando, così anche i cinema tornano a rimpinguarsi di titoli per tutti i gusti. Non è facile trovare un documentario, anzi un film che coinvolga così pienamente come Everyday Rebellion. Cruciale la data d’uscita quanto i contenuti di un’attualità fondamentale. Presentato a Roma da uno dei due registi, Arash T. Riahi e la fondatrice di FemenInna Shevchenko, porta allo spettatore una valanga d’informazione sulla disobbedienza civile attraverso materiale girato prima e durante le manifestazioni del gruppo ucraino, azioni di Occupy Wall Street, testimonianze degli sfrattati spagnoli di Indignados e 15M, lotte e proteste “segrete” e popolari di Iran e Siria e la sentenza del Tribunale dell’Aja sull’Iran e i suoi crimini. Un lavoro per la non-violenza, ma forte come un pugno. Necessario.

Della stessa durezza ma di pasta diversa è la storia basata sul best seller autobiografico di Eric Lomax, Le due vie del destinoNicole Kidman è la moglie devota e paziente di un uomo divorato dalle allucinazioni che lo riportano alla prigionia in Asia durante la Seconda Guerra Mondiale. Colin Firth offre una grande prova. Asciutto e struggente spinge lo spettatore a un bivio estremo e inimmaginabile. Anche di ottima fattura visiva, potrebbe aspirare a candidature e premi.

Dal presente al passato, si potrà scegliere di sbirciare anche nel futuro con un nuovo sci-fi distopico più leggero e d’intrattenimento. La società futuristica e bromurizzata di The Giver – Il donatore, senza odio, amore o pulsioni, e addirittura senza colori, rivive in un film fregiato più che altro della presenza di Meryl Streep Jeff Bridges. Il best seller di Lois Lowry scritto nel ’93 – che fu successo anche di critica, e ancor oggi lettura annoverata nelle scuole americane come narrativa contemporanea – rinasce al cinema aggiungendosi alle glorie in corso di Hunger Games e Divergent, nuovi riferimenti distopici per gli adolescenti di oggi. Anello di congiunzione tra ex-giovani dei novanta e quelli attuali, riuscirà a scollarsi dagli immaginari di predeterminazione messianica allaMatrix, e dal vero capostipite novecentesco di riferimento, Fahrenheit 451? Al marketing l’ardua sentenza. Se fosse uscito una quindicina di anni prima il suo impatto sarebbe stato diverso di sicuro. Intanto ben venga un film che potrebbe anche incuriosire i neofiti sulle origini del cinema futuristico. Ma lo farà poi davvero?

Giù le zavorre d’impegno civile, grandi storie e futuri immaginari rimane la commedia caciarona e osé che vede Cameron Diaz e Jason Segel nei panni, ma anche no, di due coniugi impegnati a recuperare gli iPad con su il loro piccolo kolossal di sesso fatto in casa. Sex Tape è irriverente e boccaccesco dai canoni a stelle e strisce. Ha due guest irresistibili da segnalare: Rob Lowe, capo riccone di lei con vizi e vizietti inenarrabili e Jack Black, il patron di un portale hard. Si ride di gusto, e un po’ anche di cattivo. Non potrebbe essere altrimenti.

Ma se la discesa verso il disimpegno e la leggerezza – chiamiamoli così – non vi bastasse, c’è sempre l’ultimo horror dell’estate. Una volta capitava di raccontarsi storie del terrore dinnanzi a un fuoco o sotto le stelle. Ai ragazzi d’oggi capita molto più di rado, così ci sono filmini come Necropolis. Un’archeologa mette su una spedizione nei sotterranei di Parigi per trovare la Pietra Filosofale. No, niente Harry Potter, purtroppo. È solo un horror di gallerie d’ossa, un’esplorazione attraverso un mondo a metà strada tra il nostro e l’Inferno. Resta un po’ spoglio nella narrazione testuale e estetica. È coraggiosa invece la scelta claustrofobica che farebbe pensare un minimo a Buried, ma se ne distanzia non poco. Si aggiunga poi la solita camera a mano che fa tanto “verità”. Shakerare, capovolgere anche la locandina, e la storia per ragazzi, come The Giver, ma qui in cerca di brividi senza troppe pretese è servita.

Articolo Precedente

Richard Kiel morto, addio ai “denti di acciaio” che fecero tremare James Bond

next
Articolo Successivo

Festival di Venezia, The Look of Silence documentario che guarda al Cinema

next