L’ennesima alluvione, questa volta nel Gargano, si presta ad almeno tre ordini di considerazioni.

La prima. Quando accadono questi catastrofici eventi climatici, lo sa anche un bambino, che l’eccezionalità dell’evento conta, è la causa efficiente, ma la causa a monte è sicuramente la mano dell’uomo. La dissennata impermeabilizzazione del territorio fa sì che l’acqua scorra superficialmente e travolga tutto ciò che può trovare sul suo cammino. Così come la dissennata opera di cementificazione dei corsi d’acqua e la restrizione degli alvei faccia sì che rii e torrenti si trasformino in potentissime masse d’acqua. Anni fa ebbi modo di vedere dal vivo il sopraggiungere della piena di un torrente: un vero e proprio muro d’acqua che improvvisamente si scaglia lungo il suo corso. Così come, rimanendo in Puglia, ho altresì visto con i miei occhi e con desolazione la magnifica costa salentina venire disseminata di migliaia di seconde case a ridosso del mare.

La seconda considerazione è costituita dalle parole dei politici. Adesso in Gargano si dice “mai più cementificazione“, il ministro Galletti  mai più morti” (sono dieci i morti per alluvioni quest’anno che non è ancora terminato, diciotto nel 2013, trentasei nel 2009). Sono le stesse identiche parole che si ripetono da anni. Io ricordo la disastrosa alluvione del 2000 che vissi in prima persona. Allora si disse che i fiumi non avevano più la possibilità di espandersi, che gli alvei erano stati drasticamente ristretti, che occorreva delocalizzare industrie, far arretrare le coltivazioni, magari abbattere e ricostruire abitazioni. Qualcosa del genere è stato fatto da allora? Ad ogni alluvione la stessa storia: lacrime versate e mea culpa, senza che nulla in concreto poi cambi. Anzi, l’attività edilizia in Italia viene sempre più favorita. Un tempo vi era la concessione edilizia ed una procedura ben definita ed anche garantista, oggi c’è il silenzio-assenso. Il decreto Sblocca Italia accelera tutte le procedure volte a realizzare nuove opere. In compenso perché nello stesso non si introduce una norma acceleratoria che preveda l’abbattimento immediato di tutte le costruzioni abusive e non condonate d’Italia? Si parla tanto di lavoro. Quanto lavoro porterebbe abbattere l’abusivismo e risanare il territorio? Ovviamente Renzi & C. non lo faranno mai, non sono stupidi, gli farebbe perdere troppi consensi!

La terza considerazione. Alluvione vuol dire quasi sempre concessione dello stato di calamità, come nel caso di specie. Lo stato di calamità dovrebbe essere concesso a fronte di un evento naturale imprevedibile. “Lo stato di calamità, è una condizione conseguente al verificarsi di eventi naturali calamitosi di carattere eccezionale che causano ingenti danni alle attività produttive dei settori dell’industria, del commercio, dell’artigianato e dell’agricoltura. Sotto il profilo giuridico lo stato di calamità naturale è disciplinato da una normativa ordinaria che regola l’intervento finanziario a ristoro parziale del danno.” Ora, di imprevedibile, date le circostanze a monte, nei danni che vengono arrecati dalle alluvioni non c’è proprio nulla.

Non è il momento di fare battute in momenti come questi, ma viene da pensare che la vera calamità in Italia sono coloro che governano, sia a livello locale, sia a livello centrale. Ma, a parte la battuta, vorrei aggiungere una considerazione seria. Oramai siamo tutti coscienti che la tropicalizzazione del clima porterà sempre più eventi estremi. In Italia la classe politica se ne frega e continua bellamente sulla strada dell’alterazione del territorio. Secondo me occorre entrare nell’ottica che i danni o le morti che ci potranno essere in futuro possono trovare responsabilità dirette negli amministratori, sotto forma addirittura di dolo eventuale. Sarebbe ora che i nostri politici pagassero per quello che fanno o che omettono di fare.

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