La vendita di droga, la prostituzione e il contrabbando di sigarette valgono per l’economia italiana 15,5 miliardi di euro. E, sommando anche il “nero”, la cifra supera i 200 miliardi, pari al 12,4% del Pil. Ecco il primo risultato della tanto attesa revisione del Prodotto interno lordo sulla base del nuovo sistema di contabilità pubblica Esa 2010, che entra in vigore in queste settimane in tutta Europa. L’Istat ha cominciato a ricalcolare i dati a partire dal 2011, mentre quelli sul 2013, attesi dal governo Renzi per mettere a punto la revisione del Documento di economia e finanza, arriveranno il 22 settembre. Le prime indicazioni, comunque, confermano e addirittura battono le aspettative: il “nuovo” Pil 2011 è di 1.638,9 miliardi, 59 in più rispetto al livello precedente. L’incremento è dunque del 3,7%, superiore rispetto alle attese, che davano il prodotto in aumento (ma la stima è sul 2013) di una percentuale compresa tra l’1 e il 2% per effetto della revisione. Buone notizie anche sul fronte dei conti pubblici, perché l’aumento del Pil fa automaticamente calare i parametri rilevanti ai fini del rispetto del Patto di stabilità. 

La discussa inclusione dell’economia illegale, da sola, contribuisce per l’1%. Le droghe valgono 10,5 miliardi, l’attività di prostituzione 3,5, la vendita clandestina di sigarette 0,3. Per un totale, appunto, di 15,5 miliardi. L’istituto di statistica dà poi una nuova stima dell’economia sommersa, cioè tutto ciò che sfugge al fisco: 187 miliardi, pari all’11,5% del prodotto 2011. Sommando l’illegalità, il totale dell’economia “non osservata” lievita oltre quota 200 miliardi, il 12,4% del prodotto complessivo del Paese. Per chi si chiedesse come sia stato stimato il valore delle attività illegali, ecco la risposta dell’Istat: “La stima della quantità di droga consumata è calcolata a partire dai consumatori, data la disponibilità di dati sul consumo annuo prevalente della popolazione in età 15-64 anni”. Dalla quantità presunta l’istituto ha poi ricavato il valore complessivo “tramite informazioni sui prezzi medi unitari provenienti dal ministero dell’Interno”. Quanto al valore dei servizi di prostituzione, “è ottenuto utilizzando indicatori di offerta, quali la stima del numero delle prostitute, delle prestazioni effettuate nell’anno e dei prezzi pagati dagli utilizzatori finali del servizio”. “Indicatori di offerta” sono stati utilizzati anche per stimare il valore economico del contrabbando, partendo dai dati sulla merce sequestrata e dalla “capacità di contrasto del fenomeno da parte delle forze dell’ordine competenti”. 

La sorpresa è che la voce “ricerca e sviluppo“, che entra anch’essa per la prima volta nel calcolo perché finora era considerata una spesa e non un investimento, vale più di stupefacenti e prostitute: 20,6 miliardi, 1,3 punti percentuali di Pil. E’ solo un effetto contabile, naturalmente, ma ossigeno puro per la finanza pubblica. Un prodotto interno più alto, infatti, si traduce in una riduzione del rapporto di indebitamento. Che passa, per il 2011 (anno in cui l’Italia ha sforato i parametri del patto di Stabilità), dal 3,7 al 3,5%. Ottime notizie per il ministero dell’Economia, alle prese con le nuove stime da inserire nel Def e con la preparazione della Legge di Stabilità. Non per niente il dicastero di Pier Carlo Padoan ha fatto slittare di dieci giorni la presentazione del Def aggiornato, in modo da poter contare su cifre un po’ più “rotonde” proprio grazie a Esa 2010 (in italiano Sec, da “Sistema europeo di contabilità). Che darà una grossa mano soprattutto sul fronte del rapporto debito/Pil, con il primo salito, in base alle ultime rilevazioni, a 2.120 miliardi di euro.  

Per effetto del nuovo sistema risultano rivalutate anche la spesa per consumi finali, che sale del 3,1%, e gli investimenti fissi lordi, più alti del 6,9%. Al contrario le importazioni e le esportazioni di beni e servizi le revisioni sono riviste al ribasso rispettivamente 2% e 2,9 per cento. Gli effetti del ricalcolo del Pil si fanno sentire anche sulle tasse, con la pressione fiscale, anno di riferimento il 2011, che scende di 0,9 punti, dal 42,5% precedente al 41,6%. 

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