La ricerca scientifica e il sistema universitario si trovano in una situazione drammatica. I frutti avvelenati della Legge Gelmini, coadiuvati dagli interventi dei successivi governi, stanno raggiungendo il loro scopo: sottodimensionare il sistema universitario e introdurre un controllo politico, mai tentato prima, sulla ricerca fondamentale.

Obiettivi realizzati, il primo attraverso la riduzione del 20% del finanziamento che è diventato un taglio del 90% del reclutamento e del 100% dei progetti di ricerca di base, e il secondo attraverso la creazione dell’agenzia di valutazione Anvur al di fuori di ogni standard tecnico accettabile e affidato a una casta di professori, adusi a ruoli dirigenziali, scelti dalla stessa Gelmini in base criteri sconosciuti.

Questa situazione, aggravata dagli effetti della crisi economica, è sul punto di compromettere il futuro delle nuove generazioni di ricercatori e dunque la tenuta stessa del sistema. Situazioni simili ma più direttamente connesse alla politica economica imposta dall’Europa, si trovano in Grecia, Spagna, Portogallo e Francia dove ampie coorti di giovani talenti sono costrette ad abbandonare i propri studi e i finanziamenti sono stati drasticamente ridotti. Al contrario del pareggio di bilancio, entrato in Costituzione, il trattato di Lisbona, che si proponeva di portare al 3% la spesa per ricerca e sviluppo, rimane inattuato accentuando lo sviluppo scientifico molto squilibrato degli Stati membri dell’UE che sta alla base della forbice economica tra il nord e il sud dell’Europa.

Nonostante sia assodato che l’investimento statale in ricerca è uno dei motori principali dello sviluppo economico, non c’è nessuno sforzo per dirigere la spesa pubblica verso quei settori di qualità che potrebbero dare, nel medio e lungo termine, una struttura solida al tessuto produttivo. Al contrario, nel campo della ricerca è in atto un trasferimento di risorse finanziarie e umane dai paesi dell’Europa meridionale a quelli dell’Europa settentrionale che ne amplifica le differenze inibendo ogni speranza di ripresa.

Per rimettere al centro dell’azione dei governi la ricerca e l’innovazione, un vasto movimento di ricercatori in tutta Europa sta organizzando una serie d’iniziative il prossimo autunno: gli scienziati devono contribuire efficacemente a superare la crisi economica e morale che stiamo vivendo. In Italia vi sarà una grande mobilitazione “Per La Scienza e La Cultura” per ottenere il rifinanziamento della ricerca di base e del diritto allo studio, per una nuova politica di reclutamento e per la de-burocratizzazione dell’università che deve cominciare proprio dalle dimissioni del Consiglio Direttivo dell’Anvur e dal suo radicale e complessivo ripensamento giacché si è dimostrata nociva e ha dato luogo a un insensato spreco di risorse umane a finanziarie.

Il Fatto Quotidiano del Lunedì, 8 settembre 2014

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