Ufficialmente sono tutti contrari, ma intanto incassano e, salvo poche eccezioni, non parlano. La paga dei parlamentari britannici aumenterà del 10% a partire dal 2015, così, benefit esclusi, lo stipendio medio annuale di un deputato di Westminster arriverà a 74 mila sterline, circa 93 mila euro al cambio attuale. David Cameron, il primo ministro conservatore, poche settimane fa aveva definito l’aumento – voluto da un comitato indipendente sulle spese per la tenuta della politica – “inaccettabili”. Ma, subito, il comitato aveva replicato: “I parlamentari non possono essere pagati una miseria per fare il loro lavoro”. Così, appunto, ecco arrivare l’aumento, giustificato anche con il fatto che, al momento, molti dirigenti di aziende pubbliche e semi-pubbliche sono pagati molto di più. Così sembrava un affronto, ai politici britannici, prendere meno di un qualsiasi manager pagato con il denaro dei contribuenti.

L’opinione pubblica, chiaramente, si oppone. Così come fecero, un anno fa e cioè quando si iniziò a parlare di un possibile aumento, gli esponenti di punta dei tre principali partiti britannici, Ed Miliband del Labour, il vice premier Nick Clegg del partito liberaldemocratico e il leader dei Tory, nonché premier, Cameron. I britannici, appunto, sono contrari, soprattutto in anni in cui l’aumento di paga per la totalità dei dipendenti pubblici, manager e politici esclusi, è bloccato all’1% annuo, perché così impone la crisi e perché così chiede l’Europa. Poche settimane fa un sottosegretario, Mark Simmonds, in carica agli Esteri con delega per l’Africa, si era dimesso in quanto riteneva “non sufficente” a sostentare la sua famiglia quel gruzzolo di 120 mila sterline (circa 150 mila euro) ottenuto dopo un anno di lavoro. Evidentemente chi fa politica, anche nel Regno Unito, riesce a trovare altri modi per guadagnare di più, avevano commentato alcuni opinionisti. Ma rimane il fatto che chi siede in parlamento nel Regno Unito – e riceve comunque molto meno dei colleghi di altri paesi europei, basti pensare all’Italia – al momento non sembra temere l’opinione pubblica più di tanto, ecco così quel tacito accordo, solo per pochi giorni silenziato dalle minacce di Cameron di abolire il comitato che ha stabilito l’aumento.

Chi è favorevole agli aumenti sostiene che una buona paga è anche un modo per ingaggiare le menti migliori. “I deputati devono essere pagati in modo giusto, non troppo ma nemmeno una miseria. Ci sono un sacco di professionisti nella vita pubblica e nel settore privato che guadagnano molto di più, così non stiamo parlando di una quantità di denaro eccessiva”, ha fatto sapere il comitato promotore dell’aumento con un comunicato. Chiaramente ora, visto il veto della politica, e nonostante il rialzo della paga sia stato già approvato, si procederà a un’ulteriore consultazione nella politica, magari supportata dai sondaggi. Ma la Independent Parliamentary Standards Authority (questo il nome del comitato) ribadisce anche che sarebbe “un peccato” mettere in secondo piano e rendere non valide le sue decisioni, dopo che l’organismo era stato istituito, cinque anni fa, proprio in seguito allo scandalo dei rimborsi parlamentari avviato dal quotidiano The Daily Telegraph. Uno scontro di poteri anche fra istituzioni, quindi. Anche se, c’è da giurarci, anche questa volta, alla fine, la politica incasserà e non si lamenterà più di tanto.

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