In quella polveriera che è diventata Calais, cittadina francese sul Canale della Manica, ora arrivano pure le manifestazioni politiche. Si è reso necessario l’intervento della polizia antisommossa, nella notte di domenica, per sedare gli animi delle opposte fazioni, un gruppo di estrema destra da una parte e un gruppo antifascista dall’altro, che si sono ritrovate in strada con diverse rivendicazioni sugli immigrati che da mesi abitano nelle strade del centro urbano. Calais ormai è l’ultimo porto per quei migranti che, spesso sbarcati sulle coste della Sicilia o del sud Italia, attraversano la Francia per cercare di arrivare nel Regno Unito. Si calcola che al momento almeno 1.500 persone dormano in alloggi di fortuna, cercando ogni giorno di prendere un traghetto, o di salire di nascosto su un furgone, per riuscire ad arrivare in Inghilterra. Domenica, appunto, la marcia dell’estrema destra fin sotto il Comune, “teste rasate” secondo la stampa britannica, “che hanno spesso fatto il saluto nazista” e con indosso magliette dedicate a “Charlemagne 1944”, una divisione delle Ss che era composta da volontari del paese transalpino. A contromanifestare, appunto, circa una cinquantina di antifascisti. Poi, a riportare la calma, le forze dell’ordine.

La marcia, organizzata dal gruppo Sauvons Calais (salviamo Calais), era, per bocca degli stessi organizzatori, “nazionalista e contro gli immigrati”. Nella cittadina francese al momento sono presenti soprattutto etiopi, somali ed eritrei. Nelle ultime settimane si sono registrati numerosi incidenti e solo pochi giorni fa, all’imbarcadero, il personale di un traghetto ha dovuto respingere con la forza un gruppo di migranti che cercava di salire sul mezzo. La situazione esplosiva di Calais ha anche portato, negli ultimi tempi, ad accuse reciproche. Londra rinfaccia a Parigi di non fare abbastanza per il controllo di queste persone e, spaventata, rafforza il servizio dell’immigrazione alla frontiera di Dover, sulla costa inglese. Parigi, invece, chiede al Regno Unito di fare la sua parte, di sobbarcarsi almeno una parte dei costi – economici e di energie – per il mantenimento dei disperati di Calais. In questa situazione di stallo, una parte dei migranti lotta contro l’altra, e più volte la stampa britannica e quella francese hanno riportato di vere e proprie battaglie di strada fra le diverse fazioni.

Il gruppo che ha organizzato la marcia, tuttavia, ora nega di richiamarsi al nazismo. Secondo il Daily Telegraph, era presente anche Yvan Benedetti del gruppo L’Oeuvre Française, che l’anno scorso fu bandito dalle manifestazioni di piazza con accuse di razzismo e antisemitismo. Il “collettivo” Sauvons Calais ha fatto sapere di essere contrario “all’invasione degli immigrati, non solo a Calais ma in tutta Europa. Dovrebbero essere deportati dal territorio francese e rinchiusi in centri di detenzione, in attesa di essere rispediti a casa”. I nazionalisti del nord della Francia, inoltre, se la prendono con le associazioni di volontariato, accusate, per le loro forniture di cibo e vestiario, di stimolare l’arrivo di immigrati illegali. Secondo il Telegraph, in realtà, la popolazione di Calais è al momento spaccata. Il sindaco ha già espresso la sua opinione, lanciando un grido di aiuto al Regno Unito. Per il resto, mentre la gran parte dei commercianti non lascia entrare nei negozi gli immigrati, una parte della cittadinanza è impegnata in una vera e propria staffetta per prestare loro soccorso e aiuto, soprattutto in vista dell’inverno.

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