Dalle Ferrovie alle Poste, il servizio universale, ovvero la fornitura essenziale a livello territoriale, sta sempre più stretto alle società italiane. L’ultimo strappo con lo Stato sul tema ha come protagonista Telecom Italia che venerdì ha chiesto all’Agcom di toglierle l’onere. La mossa è arrivata dopo una lunga querelle sul valore della fornitura per il 2006-7 che l’authority ha azzerato rispetto alla richiesta di 30 milioni della società. Quindi niente più telefonata che allunga la vita? “Il servizio universale Telecom lo garantisce da circa 20 anni non smetterà certo oggi – è la risposta dell’ad di Telecom, Marco Patuano – Il discorso è un altro: abbiamo dimostrato i costi di questo servizio che sostiene unicamente Telecom Italia, non abbiamo nessun problema ad erogarlo ci sembra onesto riconoscere da parte di tutti lo sforzo che sta facendo Telecom Italia che è l’unica a fornirlo”. Però, argomenta il manager della società proprietaria dell’unica rete in rame del Paese, il punto è squisitamente concorrenziale. “Il tema è stato male interpretato: noi lo stiamo erogando dall’inizio della nostra storia e continueremo a farlo, ma facciamo notare che tutti quelli che non fanno nulla per erogare i servizi hanno un vantaggio competitivo che normalmente viene riconosciuto come contributo a coloro i quali lo erogano”, dice. Come mai allora l’azzeramento del valore della fornitura? “Uno dei motivi è il valore della pubblicità sulle cabine telefoniche”  di Gaia Scacciavillani e Franz Baraggino

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