Fecondazione EterologaE’ senza dubbio un ottimo lavoro quello svolto dalla Conferenza delle Regioni che ha approvato all’unanimità un documento che stabilisce le linee guida sulla fecondazione eterologa, mettendo fine al travaglio di tante coppie costrette a recarsi all’estero per diventare genitori e bloccando sul nascere la diversità di trattamento sul territorio nazionale che si sarebbe verificato dopo il via libera di alcune regioni, Toscana in testa.

Un ottimo lavoro perché mette da parte le questioni etiche e i giudizi morali e incardina le regole esclusivamente all’ambito della salute, riprendendo in gran parte quanto già annunciato dalla Ministra Lorenzin nel decreto, che avrebbe dovuto essere varato all’inizio d’agosto, e allo stesso tempo sgombrandolo da due nodi cruciali che avrebbero rimesso tutto in discussione: l’anonimato assoluto dei donatori e la garanzia da parte del centro medico della somiglianza “delle principali caratteristiche fenotipiche del donatore e della coppia ricevente”.

Difficilmente, infatti, senza queste due garanzie la fecondazione eterologa sarebbe pienamente praticabile. Quanti, infatti, sarebbero disposti a donare spermatozoi o ovociti sapendo che un giorno potrebbero essere rintracciati e trovarsi di fronte a uno o più figli biologici? E quanti genitori accetterebbero che i propri figli e le proprie figlie crescessero con il disagio di avere una madre o un padre completamente diversi da loro e di essere quindi palesemente riconosciuti come “figli di una provetta?”.

Non si tratta certo di razzismo o di scelte genetiche, ma di semplice buon senso. E il buon senso per una volta ha prevalso.

Per sbarazzarsi definitamente della legge 40 ci sono voluti dieci anni di battaglie, di ricorsi ai tribunali, di sentenze.

Dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale che a giugno ha bocciato il divieto di fecondazione eterologa, non si è creato alcun vuoto normativo, ma c’è bisogno di linee guida comuni a tutte le Regioni e di regole tecniche sanitarie affinché la donazione avvenga nella massima sicurezza.

Quanti ora levano gli scudi e chiedono un intervento del Parlamento, in questi anni, nonostante il numero di proposte di legge presentate per modificare la legge 40 (ultima quella a firma dell’onorevole Marzano e mia in questa legislatura), non hanno fatto nulla. E c’è rammarico nel costatare che ancora una volta sul tema dei diritti civili il Parlamento è rimasto indietro. E’ accaduto con il caso Stamina, sta accadendo con i riconoscimenti delle coppie di fatto, con le adozioni alle coppie omosessuali, con i matrimoni gay.

E temiamo che avvenga ancora con la legge 40 sulla quale molti in Parlamento vogliono ripristinare i paletti appena abbattuti. Se si vuole fare un passaggio parlamentare ben venga, ma guai a rimettere in discussione una conquista di civiltà, riaprendo una pagina che consideriamo definitivamente chiusa. Indietro non si torna.

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