Un emendamento al ddl sulle riforme per togliere dall’articolo 81 della Costituzione l’obbligo del pareggio di bilancio, introdotto con il fiscal compact. Lo presenteranno alla Camera – lo riferiscono all’Ansa – alcuni deputati della minoranza del Pd, come Stefano Fassina, Giuseppe Lauricella e Alfredo D’Attorre. Il dato politico è che è la stessa parte di partito che ha “combattuto” sulle modifiche alla legge elettorale. Ma soprattutto è una proposta che nel merito potrebbe trovare terreno fertile: contrario all’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione è per esempio il Movimento Cinque Stelle. E alcuni mesi fa era stato Romano Prodi a prendere posizione: è stato un errore, un suicidio politico – aveva scritto in un suo editoriale sul Messaggero – anzi, un regalo a Berlino”. Il ddl sulle riforme, approvato ad agosto al Senato, ripartirà dalla commissione Affari costituzionali della Camera già il 9 settembre, come ha confermato il presidente Francesco Paolo Sisto(Forza Italia). Sisto preferisce non pronunciarsi sulle possibile modifiche al testo approvato in Senato: “non decido da solo – spiega – le eventuali modifiche sono frutti di contatti e mediazioni: certamente non è un testo chiuso, qualcosa verrà cambiato”.

Il pareggio di bilancio era stato introdotto nella Costituzione nell’aprile del 2012, durante il mandato del governo guidato da Mario Monti. La norma fu approvata sia alla Camera che al Senato a maggioranza dei due terzi, evitando così il ricorso al referendum. A votarla furono Pd, Pdl, Terzo Polo e Lega Nord.

“Presenteremo un emendamento al ddl del governo – ha spiegato al telefono Stefano Fassina – che abbiamo preparato assieme ad Alfredo D’Attorre e ad altri colleghi, che modifica il comma 2 dell’articolo 81, in modo che sia possibile l’indebitamento da parte dello Stato per fare degli investimenti. D’altra parte è in linea con quanto dice Renzi”. “Questo emendamento – spiega Lauricella – è coerente con le intenzioni di Renzi: se si vuole tentare di cambiare la politica economica in Europa, se si vuole portare avanti una politica di investimenti di stampo keynesiano, allora non c’è dubbio che il ragionamento sull’articolo 81 è centrale. Aver inserito nel 2012 l’obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione, è stata una contraddizione, perché la nostra Costituzione ha invece una impostazione keynesiana, incentrata sul lavoro; fu una iniziativa di Monti per stravolgere la Costituzione per sostituirla con l’austerità e il taglio indiscriminato della spesa”.

L’emendamento, spiega ancora Lauricella, “modifica l’articolo 81 della Carta, e tutti gli altri consequenziali con l’obbligo del pareggio di bilancio, come l’articolo 119 sugli Enti locali, e il patto di stabilità interno“. Lauricella, che è un costituzionalista, amplia il discorso rispetto al piano economico: “Il pareggio di bilancio, insieme alla riforma del bicameralismo e alla nuova legge elettorale intacca la nostra democrazia: la riforma del Senato e l’Italicum concentrano infatti il potere sull’esecutivo: allora avremo l’Ue che detta le regole a livello economico, il governo che le traspone in Italia e il Parlamento ratifica”.

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