Lo chiama la risposta alle accuse di “annuncite”. Matteo Renzi presenta il “Millegiorni“: “Cosa prevede il nostro lavoro? Oggi parte il countdown, oggi è il giorno zero. Ne restano mille. ogni giorno ci saranno elementi nuovi”. Il presidente del Consiglio parla di una “grande rivoluzione nella politica italiana: nel momento in cui sei accusato di ‘annuncite’, malattia tipica di parte del ceto politico, rispondiamo con l’elenco di date a cui siamo auto-costretti”. Dunque è la partenza di un countdown al termine del quale “saremo giudicati a maggio 2017”. Un piano di tre anni sul quale anche il Parlamento, assicura Renzi, si pronuncerà. “Leggo di tanti giudizi rispetto al fatto che è finita la nostra luna di miele” con gli elettori. “Sono le stesse frasi che leggevo una settimana prima delle elezioni” europee, “quindi portano bene”.

Passo dopo passo, il sito per verificare l’azione di governo
L’icona del “Millegiorni” è un sito web (passodopopasso.italia.it) nel quale ci saranno elementi nuovi che verranno dall’attività parlamentare, dalle scelte dei ministri, dal dibattito con i cittadini: “Domani vedrete tutte le iniziative sull’agricoltura collegate all’Expo e all’export, mercoledì questo sito conterrà il percorso della riforma sulla scuola”. Il sito, ha sottolineato Renzi, “avrà come possibilità il coinvolgimento con uno spazio di azione dei cittadini”. Il sito è “come un puzzle, la cui cornice per noi è chiara e i cui pezzi saranno aggiunti giorno dopo giorno”. 

“Questa è la risposta alle accuse di annuncite
Il presidente del Consiglio cerca di allontanare l’immagine del governo inconcludente. Se qualcuno parla di “malattia degli annunci io sono felice di essere giudicabile fatto per fatto, numero per numero, cifra per cifra, voce per voce”. Il capo del governo ricorda di aver rispettato gli impegni assunti al momento del giuramento, “il 22 febbraio”: “A marzo la proposta sul lavoro, con decreto approvato e ddl delega, che è in discussione in Parlamento”; “ad aprile – prosegue il premier – la riforma della Pa, con dl e ddl delega, il cui studio in commissione parte adesso”; “a maggio i primi provvedimenti di semplificazione fiscale”; “a giugno la giustizia”; “nel frattempo la riforma costituzionale, che nessuno diceva possibile, approvata in prima lettura al Senato e la legge elettorale approvata in prima lettura alla Camera”.

“Paese civile se smaltiremo arretrati di decreti attuativi”. Sono quasi 700
Un altro degli obiettivi sarà esaurire gli arretrati di decreti attuativi, grande problema del governo
: “Ho chiesto al ministro Boschi e a Delrio di aggiornare il numero dei decreti attuativi e lo strumento dei fondi europei costantemente sul sito. Entro 1000 giorni saremo un Paese civile se non avremo arretrati sui dl attuativi e se i denari non saranno realmente dispersi come talvolta abbiamo suoi fondi europei”. Come spiega il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi “i decreti da attuare ereditati dai precedenti governi erano 889 il giorno del giuramento e oggi sono 528. In sei mesi abbiamo dimezzato il numero dei decreti attuativi dei governi precedenti. Ma siccome il lavoro del nuovo governo porta nuovi decreti da attuare avendo messo in campo riforme strutturali, complessivamente quelli da attuare sono 699”.

Il lavoro di questi mille giorni sarà coordinato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio (definito “il fratello maggiore”) e dal ministro Boschi. “Gufi o non gufi ostacoli o non ostacoli, polemiche o non polemiche, la direzione è tracciata  – garantisce il presidente del Consiglio – Ci potranno accusare di arroganza, ma l’Italia la portiamo lì” dove abbiamo indicato.

“80 euro? Non torniamo indietro. Faremo mille asili nido in mille giorni”
Poi una serie di questioni toccate en passant. Il rapporto con l’Europa: “La partita della rilevanza italiana in Ue che non si esaurisce” nella collocazione di una “bandierina sulla poltrona, ma si tratta di imporre” una nuova “strategia all’Europa, e questa imposizione è un obiettivo di tutti i Paesi”. La scuola, la cui riforma è saltata all’ultimo tuffo dall’ordine del giorno dell’ultimo consiglio dei ministri: “Ho letto che non siamo in condizioni di fare” la riforma della scuola, ma “sulla scuola il programma è già pronto, già da qualche giorno se non da qualche settimana. Siamo già in condizioni di farla”. La giustizia, la cui riforma sia del civile che del penale è stata approvata dal consiglio dei ministri di venerdì scorso: sul sito “ci saranno tutte le questioni aperte nel merito dei contenuti e sarà un’occasione di dialogo e dibattito. Siamo interessati che il dibattito giustizia prosegua, se c’è un elemento caratteristico nostro e che per ciascun argomento abbiamo sempre aperto un a discussione vera”. Gli 80 euro: “Altro che mancia elettorale, sono una scommessa politica che può piacere o meno, ma sono la più grande riduzione di tasse mai fatta e di aiuto al ceto medio. Si potevano dare ad altri? Noi riteniamo che si debbano dare la ceto medio per aiutare i salari dei lavoratori. Non torniamo indietro sugli 80 euro: cercheremo di allargare il bonus”, senza però creare “false aspettative”. Le imprese: “La Bce il 18 settembre darà 200 miliardi di euro alle banche perché li diano alle imprese, noi vigileremo perché le banche diano soldi alle imprese”. La famiglia: “Ci saranno mille asili nido in mille giorni”.  

Lavoro: “Il decreto Poletti ha portato a un aumento dell’occupazione da febbraio”
Sul lavoro si sofferma un po’ di più: “Se mi avessero detto che avremmo impostato la riforma del lavoro portando a casa un dl che ha portato dei risultati verificabili immediati con un aumento della occupazione da febbraio a oggi”, nessuno ci avrebbe creduto. “Il decreto Poletti è stato fatto e c’è”. “Con la delega” sul lavoro, aggiunge, “riscriviamo lo statuto dei lavoratori, cambiamo gli ammortizzatori sociali, il che vuol dire guardare la luna anziché il dito. Il contratto a tutele crescenti è uno strumento su cui credo ci possa essere un’ampia maggioranza in ambito parlamentare”. Quanto all’articolo 18 la posizione del capo del governo è la stessa di un mese fa: “Il problema del lavoro non è quello, non lo è mai stato e mai lo sarà – dice – Riguarda tremila persone in Italia ma è caratterizzato da anni e anni come l’unico problema delle tematiche giuslavoristiche”.

“Basta con il Paese dei veti. Non guardiamo in faccia nessuno”
Bisogna “cambiare alla radice, a partire dalle nostre istituzioni”: “Dobbiamo giocare all’attacco, non in difesa. Scegliere il coraggio, non la paura” scrive Renzi in alcuni stralci del testo di presentazione del mini-sito, un “diario di bordo”, che sarà on-line. Il premier indica come “orizzonte” un’Italia “libera dalle pastoie burocratiche e dal potere di rendita dei soliti noti” e “che finalmente fa le riforme, dopo averle ossessivamente discusse (e rinviate) per anni”. Il capo del governo assicura: “Guardiamo negli occhi tutti, ma non guardiamo in faccia nessuno. Se l’Italia deve cambiare, nessuno può chiamarsi fuori. Nessuno può tirarsi indietro. Vale per tutti i settori”. “I mille giorni sono occasione”, aggiunge, per “dimostrare che le riforme si possono fare”, aggiunge sul sito dedicato ai “mille giorni”. Questo, insiste, “è il Paese che è apparso sulla scena internazionale come il Paese dei veti. Dei no, non si può. Delle lungaggini e delle procedure. Al termine di questo periodo avremo un Paese più coraggioso, più semplice, più competitivo. E dunque una politica più credibile”.

Su “passodopopasso Renzi spiega che “il nostro Governo è nato per fare quello che per troppo tempo è stato solo discusso o rinviato. Impresa ambiziosa, certo. Ma siamo qui per questo”. Il presidente del Consiglio ribadisce e difende la scelta degli 80 euro, tocca i temi europei, sottolinea l’importanza delle riforme in corso. Si tratta di “una sfida difficile, come solo le sfide affascinanti possono esserlo – sottolinea Renzi – Ma questa è la nostra sfida e noi l’affrontiamo con il coraggio e la leggerezza di chi sa che l’Italia è più grande delle resistenze dei piccoli centri di potere. La speranza che gli italiani ci hanno affidato è più grande dei consueti cori di chi dice ‘Non ce la farete, non si può fare'”. Rilancia sulle riforme strutturali: “Non perché ce lo chiede l’Europa. Ma perché sono l’unica possibilità per l’Italia – prosegue il premier – Se vogliamo tornare a essere quello che siamo sempre stati, paradossalmente, bisogna cambiare. Cambiare alla radice, a partire dalle nostre istituzioni che non a caso sono attraversate dalla più rilevante modifica costituzionale mai affrontata nella vita repubblicana”. “Passo dopo passo – conclude – riporteremo l’Italia al suo posto. A guidare l’Europa del coraggio, non a inseguire i fantasmi della paura“.

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