Si fa sempre più dura la vita per i venezuelani. Tra tre mesi saranno costretti a registrare le loro impronte digitali all’uscita del supermercato. In questo modo il governo di Caracas potrà sapere con precisione quanto consuma ogni cittadino e decidere se può comprare maggiori o minori quantità di un determinato prodotto. In altre parole razionare i cibi e i consumi e frenare il contrabbando di alimenti. E’ l’ultimo provvedimento dell’esecutivo guidato da Nicolas Maduro, dopo il flop della Ley de precios justos, la Legge dei prezzi giusti, che controlla prezzi e rifornimenti e ha già introdotto restrizioni e sanzioni per chi sgarra. Con il risultato di far impennare l’inflazione, chiudere decine di imprese e sparire dagli scaffali di supermercati e negozi i generi di prima necessità.

Ormai non trovare olio e uova non sorprende più nessuno. Tanto che in molti casi si ricorre al mercato nero del latte, riso o qualsiasi altro prodotto che abbia subito restrizioni. La legge dei prezzi è entrata in vigore da gennaio, dopo il primo intervento di Maduro su una catena di negozi accusata di speculare sul prezzo degli elettrodomestici e fare “guerra economica”. Il nuovo sistema di controllo biometrico che ora entrerà in vigore, e che Maduro non aveva voluto nel 2013, viene presentato in tv ufficialmente come il “sistema di raccolta di impronte digitali per la sicurezza e sovranità alimentare del popolo”. Il Sovrintendente dei prezzi giusti, Andrés Eloy Méndez, ha però assicurato che tutto ciò non si tradurrà in una restrizione delle quantità di prodotti acquistabili, ma permetterà di identificare chi sta comprando oltre la media consentita. “Ci sono standard di consumo familiare” ha spiegato Méndez. “In questo modo si potranno identificare gli acquisti eccedenti gli standard, su cui poi si farà un controllo successivo”.

L’opposizione l’ha già bollato come “olocausto biometrico”, e il deputato di La Causa R Luis Edgardo Mata definisce questa misura “come l’ultima di una catena di umiliazioni cui si sta sottoponendo la popolazione, che ora verrà sottomessa anche dalla pancia. Il sistema biometrico non risolverà il problema della mancanza di produzione di generi di prima necessità, e nemmeno della penuria di soldi per riattivare l’economia. Saremo testimoni della maggiore carestia della storia repubblicana del Venezuela”.

Uno scenario che temono di vivere anche gli argentini, visto che il governo di Cristina Kirchner sta lavorando a un progetto di legge per modificare la Ley de abastecimiento (cioè sulle forniture) del 1974 con una nuova regolamentazione su produzione e consumi. Il testo ora all’esame del Parlamento, denuncia il quotidiano locale Clarìn, presenta diverse somiglianze con quello venezuelano: intervento dello Stato su tutta la catena produttiva, di distribuzione e vendita di prodotti e servizi, controllo dei prezzi con valori massimi e minimi, fissazione del margine di guadagno massimo per gli imprenditori e obbligo per le imprese di consegnare allo Stato la loro documentazione fiscale. Il tutto accompagnato da multe, chiusure o espropriazioni. Per fortuna una differenza c’è: il progetto di legge argentino non prevede il carcere, mentre in Venezuela si arriva fino a 12 anni di prigione.

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