Mamma li russi. Ma quest’anno se ne sono visti meno, causa la crisi in Ucraina. Le sanzioni imposte dall’Unione europea alla Russia hanno provocato nel Paese un aumento di tutti i generi di consumo variabile tra il 20% e il 30 %. Così il russo medio, godereccio di spirito ma nazionalista d’animo, ha depennato il Mare Nostrum dal menù delle vacanze. Ma ne basta uno, quando è buono per allineare i conti. Si chiama Dmitry Aleksandrovich Arzhanov il magnate che per il suo 42esimo compleanno si è fatto un regalo: ha affittato mezza Anacapri. L’uomo, direttore generale del colosso Tns Energo Group, ha noleggiato tutto: eliporto, taxi, spiagge e il Beach Restaurant Il Riccio che si trova vicino al pertugio della Grotta Azzurra (no, quella non gli è riuscito di affittarla).

La struttura ha una stella Michelin, con annessa stanza delle tentazioni, sfogliatelle, cannoli, struffoli, babà con zabaione, tiramisù, bignè mandorlati, coda d’aragosta alla panna, mousse ai tre cioccolati, delizia al limone, tartellette ai frutti rossi, (si impenna il tasso del colesterolo solo a nominarli!). Ha voluto per sé e per i suoi cento ospiti tutto il Capri Palace Hotel, 5 stelle L (la elle che sta per luxury e corrispondere alla sesta stella), con le sue piscine private nelle suite e Spa pazzesca. Il professore Francesco Canonaco, da tutti riconosciuto come guru di bellezza, ha trasecolato quando una signora si è presentata nella spa con vasetto di caviale beluga (tanto che costa caro anche in Russia, lo si trova solo al mercato nero). 

“E’ la migliore maschera antirughe per la pelle!”, ha detto. Sono spiccioli per il russo ‘la milionata d’euro’ che gli è costato questo sfizio, compresa la cena nel ristorante dell’albergo l’Olivo, due stelle Michelin, a base di foie gras marinato all’anice e lime, servito con cioccolato bianco, penna con ragù di bufalo, guazzetto di branzino. La torta di compleanno l’ha voluta a forma di libro, sì di tomo alla Dostoevsky, fatta di marzapane (si sa, lo zucchero fa bene al cervello!). E a intonargli buon compleanno c’erano Pupo e i Ricchi e Poveri (molto noti in Russia), mentre al bar degli Artisti strimpellavano due band russe.

Esiste, però, anche un’altra estate lontana anni luce dalle smargiassate, dal lato B della ministra Boschi e dalle secchiate autopromozionali, compresa la doccia fredda di Renzi. Fa mecenatismo puro. Rilancia il suo luogo con opere e lavori nati sul posto. E’ un po’ il Francoise Pinault di Anacapri, Tonino Cacace, patron del Capri Palace, (che durante il blitz russo è scappato su uno scoglio in Grecia), il “signore del monte”, come lo chiamano da queste parti. E del Capri Palace ne ha fatto un’icona nel mondo dell’arte. Da quest’anno anche laboratorio e atelier per artisti invitati a “corte” come anticamente facevano i mecenati per commissionare le opere. All’ingresso sfavilla una scultura lunga 40 metri in fiberglass di Arnaldo Pomodoro. Nella hall, il suo scrigno d’arte, brillano un De Chirico, un Paladino, uno Schifano, un Allen Jones. Mentre la vecchia barchetta a remi che per 50 anni si infilava nel pertuso della Grotta Azzurra si trasforma in video art. E così Tonino continua a chiedere di reinterpretare pezzi dimenticati di Capri.
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