Davide contro Golia. Comune contro Regione. Galimberti contro Maroni. Casus belli: un quadro negato a regione Lombardia per l’Expo. Non un dipinto qualsiasi: “L’ortolano” dell’Arcimboldo, custodito nella pinacoteca cittadina, da cui l’Esposizione universale ha preso spunto per la mascotte Foody. Al neosindaco di Cremona Gianluca Galimberti, 45enne professore di Fisica è stato chiesto in prestito il quadro per il periodo della manifestazione. Niente da fare, richiesta respinta. Con determinazione, ma con garbo: “E’ uno dei gioielli attrattivi da valorizzare all’interno di una programmazione culturale più estesa, che promuova non solo il capoluogo ma anche i centro minori che gli gravitano attorno”.

Sintesi brutale: ce lo teniamo noi, perché fa comodo alla città, che vogliamo sia visitata da chi verrà in Italia per l’esposizione. “Progettualità importanti” stanno infatti nascendo all’ombra del Torrazzo, che giustificano la scelta dell’amministrazione di centrosinistra che da tre mesi governa la città. “E se lo spirito di Expo”, di cui tanto si fa vanto la compagine politica che ora è maggioranza in Regione, “è quello di stimolare, incoraggiare i territori a divenire vetrine importanti in termini di attrattività turistica”, ragiona Galimberti, “allora ha un senso che la città tenga per sé i suoi tesori”. Ma la porta non è completamente chiusa, anche se un ripensamento è quasi escluso: il sindaco, che da chi lo frequenta viene definito “infastidito” dalla vicenda e dalla vasta eco che ha assunto, ha infatti chiesto un appuntamento telefonico con l’assessore regionale alle Autonomie Cristina Cappellini. La quale, leghista, spedita dal governatore lombardo in prima linea a trattare perché cremonese di Soncino, aveva detto: “E’ un peccato se il Comune confermerà le sue posizioni rispetto alla decisione di non prestare “L’ortolano”, un volano per Cremona e non un impoverimento. Il sindaco ci rifletta”.

Galimberti sta inoltre stendendo una lettera, lunga e articolata, in cui spiegherà che la volontà di collaborare con la regione in chiave Expo, che rimane, non deve andare a detrimento della valorizzazione del territorio. Venti campanilistici, li chiama qualcuno, collegando il diniego cremonese a quello calabro dei Bronzi di Riace. “Promozione di eccellenze nostrane”, le definisce invece Galimberti, che non è nuovo a scelte controcorrenti. Il manto stradale di corso Garibaldi, l’arteria più frequentata del centro città, da qualche giorno è venato di onde blu, strisce che evocano il moto del Po, il fiume che lambisce la città. Una decisione, quella di dipingere la strada, da tanti osteggiata, in primis dall’ordine degli architetti, oltre che dall’opposizione in Consiglio che avrebbe e preferito spendere i 10.000 euro per rifare strade e marciapiedi o per rilanciare un commercio che proprio in questa zona, più che in altre, soffre la crisi economica.

Ma Galimberti è andato avanti realizzando, con la riqualificazione del tratto cittadino – passata anche attraverso la colorazione della superficie stradale – il ‘fiume urbano’, seppur sperimentale e temporaneo (due mesi), promesso in campagna elettorale. Per ora i fatti gli danno ragione: corso più vivo, tanti i bambini, concerti e iniziative partecipate.

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