“Non è lo Stato che fa il gioco delle tre carte, sono gli accordi di Dublino che vanno rivisti”. Così Domenico Manzione, sottosegretario all’Interno, risponde alla “stizza” (così la chiama) del ministro dell’Interno bavarese Joachim Hermann che ha affermato, in merito agli sbarchi di profughi, che “Roma non prende dati personali o impronte perché così gli stranieri possono chiedere asilo in un altro paese”. Per il sottosegretario – ospite all’inaugurazione a Cortona di Cortonantiquaria – il problema è che i migranti “preferiscono non farsi identificare” perché ciò significherebbe avviare la lunga procedura di riconoscimento del diritto d’asilo, cosa che rallenterebbe il loro viaggio verso i paesi di destinazione. Per questo i patti vanno modificati, secondo Manzione, in modo che la procedura per l’ottenimento dell’asilo si avvii solo una volta raggiunto il paese desiderato, una soluzione che consentirebbe ai migranti appena sbarcato in Italia di “farsi identificare tranquillamente e poi raggiungere i posti dove vogliono andare” di Max Brod
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