Nel Regno Unito la caccia all’uomo continua. Scotland Yard, MI6 e MI5 stanno setacciando il paese alla ricerca dell’assassino di James Foley, il reporter statunitense rapito nel 2012 e decapitato dallo Stato Islamico. Sulla stampa rimbalzano i nomi di possibili killer. The Sun scrive che l’assassino potrebbe essere il rapper londinese 23enne Abdel-Majed Abdel Bary. Secondo il tabloid britannico, Bary – che si fa chiamare John e che insieme ad altri due jihadisti britannici forma il gruppo ‘The Beatles’, responsabile della gestione degli ostaggi stranieri – si troverebbe a Raqqa, roccaforte dello Stato islamico. Tempo fa, Bary aveva twittato una sua foto nella quale teneva in mano una testa decapitata. Anche il Daily Telegraph segue la stessa pista e scrive che l’accento di Bary sarebbe ritenuto dagli inquirenti simile a quello del presunto carnefice, così come la struttura fisica. 

Il Telegraph fa altri nomi. Quello di un ex pusher, Aine Davis, originario dell’ovest di Londra e trasferitosi in Siria per unirsi alla Jihad. E quello di Shajul Islam, medico di 28 anni già arrestato nel 2012 e con un fratello, Razul di 21 anni, che già da tempo sarebbe entrato nelle file dell’Isis. Il Daily Mail ne cita altri due: Abu Abdullah al-Britani, 20 anni di Portsmouth, tra i gestori dei social network dello Stato Islamico; e Abu Hussain al-Britani, 20 anni, il cui vero nome è Junaid Hussian, esperto di informatica di Birmingham, che ha aiutato gli jihadisti ad hackerare i sistemi informatici delle banche inglesi.

“Il raggio delle indagini e i suoi complici si è significativamente ristretto ma ancora una identificazione precisa del boia di James Foleynon c’è”, scrive il Times. Il giornale sottolinea che i responsabili dell’inchiesta sono riluttanti a fornire dettagli, sebbene a quanto si apprende l’attenzione si concentrerebbe sul gruppo di estremisti che usa i social network. La polizia è pronta a eseguire retate a tappeto e verifiche, l’attività sarà tuttavia ‘discreta’ ed è improbabile, scrive ancora il Times, che vengano eseguiti arresti nell’immediato. Tra le preoccupazioni di polizia e servizi segreti inglesi c’è il rischio di fomentare l’emulazione.

Il governo britannico ha già annunciato una nuova stretta. “Coloro che insistono per andare a combattere in Siria e in Iraq saranno indagati dalla polizia e dai servizi di sicurezza”. A dirlo è il ministro degli Interni britannico, Theresa May, che sta lavorando a nuove leggi contro l’estremismo britannico, dopo le notizie del coinvolgimento di jihadisti inglesi nella decapitazione di James Foley. Il ministro, in un articolo scritto per il Telegraph, ha dichiarato di voler prendere in considerazione l’idea di togliere la cittadinanza ai cittadini britannici che si recano a combattere in Siria e in Iraq. May si dice pronta a introdurre tutti i mezzi legali necessari per vincere la lotta contro il terrorismo.

“Saremo impegnati in questa battaglia per molti anni, probabilmente decenni”, ha ammesso la responsabile degli Interni, anticipando che potrebbero essere dichiarati fuorilegge anche quei gruppi non coinvolti direttamente in azioni terroristiche, mentre si punta a rendere possibili azioni contro gli estremisti che cercano di fare proseliti. “Per coloro che hanno la doppia nazionalità, ho il potere di revocare la cittadinanza e di espellerli dal Paese e – prosegue ancora la May – in seguito al recente Immigration Act posso, in determinate circostanze, togliere la cittadinanza ai naturalizzati britannici che stanno combattendo all’estero ed espellere anche loro”.

Almeno 500 sarebbero i musulmani britannici partiti per Iraq e Siria per sostenere i jidahisti, secondo quanto ricorda la Bbc. Molti di questi si sono uniti ai combattenti dello Stato Islamico, spesso sono giovanissimi e sono molto attivi sui social network con l’obiettivo di reclutare nuovi militanti. “La codarda uccisione di James Foley, un uomo che stava lavorando per far conoscere a tutto il mondo le sofferenze del popolo siriano – ha concluso Theresa May – ha dimostrato ancora una volta la vera minaccia di morte rappresentata dal terrorismo che dobbiamo affrontare a casa e all’estero”.

 E a Londra è polemica su David Cameron. In prima pagina sul Times, sul Daily Mail, sul Daily Mirror, compare oggi una grande foto del primo ministro ritratto ieri mentre faceva suf sulle coste della Cornovaglia. E tutti sottolineano le critiche rivolte al premier britannico per essere tornato in vacanza proprio mentre a Londra si intensifica la caccia a “John il jihadista”. Cameron aveva già nei giorni scorsi resistito alle richieste di richiamare il parlamento dalla pausa estiva alla luce della crisi in Iraq. Alla notizia dell’uccisione di Foley, e con l’allarme lanciato dai sospetti sul boia dall’accento inglese, Cameron era tuttavia rientrato a Londra, rimanendovi 19 ore per presiedere riunioni d’urgenza, salvo poi tornare a raggiungere la famiglia in vacanza. Downing Street ha fatto sapere che il premier è in continuo e stretto contatto con i collaboratori, che è sempre raggiungibile e ha la situazione sotto controllo. Ma la stampa britannica non si mostra affatto convinta della scelta.

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