Un programma “di emergenza” di ricerca sulle modalità di trasmissione dell’Ebola è stato avviato dal governo britannico insieme al Wellcome Trust, fondazione con scopi di beneficenza e promozione della scienza che sta dietro ad alcune case farmaceutiche. Il ministero dello Sviluppo internazionale, guidato da Justine Greening, ha infatti stanziato, insieme alla fondazione, 6,5 milioni di euro, circa 8,1 milioni di sterline, rispondendo così alle critiche di Medecins sans Frontieres contro quei “leader occidentali” che starebbero mostrando un “interesse zero” nei confronti dell’epidemia in Guinea, Sierra Leone, Liberia e Nigeria, che ha ucciso, finora, più di 1.300 persone. Obiettivo del nuovo programma di ricerca, come ha detto Greening, “equipaggiare al meglio quelli che lavorano sul fronte, in modo che possano controllare lo scoppio dell’epidemia nel migliore dei modi possibile”. Val Snewin, a capo delle attività internazionali di Wellcome Trust, ha aggiunto: “C’è un’urgenza di fare tutto questo”.

Intanto, mentre gli aeroporti del Regno Unito e soprattutto della capitale (dove atterrano in media, ogni giorno, dieci voli dai quattro paesi colpiti dall’epidemia) sono in stato di preallerta, l’esecutivo di David Cameron e il Wellcome Trust si danno sessanta giorni di tempo per portare a termine la ricerca. “In due mesi arriveremo ai risultati”, ha fatto sapere il ministero: uno studio che cercherà di capire il perché questa epidemia di Ebola, il temibile virus della febbre emorragica che può avere una mortalità fino al 90%, sia la più spaventosa e diffusa di sempre. Gli esperti negli ultimi giorni hanno fatto sapere che potranno servire almeno sei mesi per riuscire a tenere a bada il virus e uno dei modi per ottenere l’obiettivo è quello di migliorare le tecniche di diagnosi. “Cercheremo di superare le carenze infrastrutturali di quei paesi”, hanno fatto sapere le autorità che hanno promosso la ricerca, pur nella consapevolezza che tradizioni e credenze popolari, come quella che vede nel virus un prodotto “d’importazione” dell’occidente per sterminare le popolazioni africane, sono più difficilmente aggirabili rispetto alla mancanza di ospedali e attrezzature sanitarie.

Wellcome Trust, tuttavia, al di là del programma di emergenza, ha annunciato l’investimento di 40 milioni di sterline (circa 50 milioni di euro) “per il progresso della scienza in Africa. Cercheremo di esportare nuovi approcci al trattamento, alla prevenzione e al contenimento della malattia”, ha fatto sapere la fondazione con un comunicato stampa nel quale si aggiunge che verranno affrontate “le sfide etiche del testare medicine sperimentali durante l’epidemia”. Obiettivo del trust ora è anche quello di rendere più facilmente finanziabile la ricerca di cure e vaccini. “Dobbiamo far partire alcuni progetti senza ritardi ulteriori”, ha fatto sapere l’ufficio centrale di Londra. Con un occhio anche a tubercolosi, malaria e Hiv, tutte malattie che rischiano di complicare la lotta all’Ebola.

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