Una situazione esplosiva, che ora la stampa britannica etichetta come “pronta a degenerare” dall’altro lato del Canale della Manica. Le autorità britanniche sono sempre più preoccupate per quanto sta accadendo a Calais, sulla costa francese, dove nelle ultime settimane si sono formati dei veri e propri accampamenti di immigrati – soprattutto da paesi africani e del Medio Oriente – desiderosi di prendere un traghetto e di arrivare a Dover, sulla costa inglese, per poi richiedere asilo politico o permessi di soggiorno nel Regno Unito. La preoccupazione è montata soprattutto dopo che lunedì 4 agosto una sommossa nata da una rissa fra opposte fazioni ha portato in ospedale 51 persone ferite, timori che poi sono cresciuti dopo un’inchiesta di Le Figaro, quotidiano transalpino, che ha definito la Francia come “l’anello debole” del contrasto all’immigrazione illegale.

Secondo le stime, più di 1.200 clandestini al momento dormirebbero in alloggi di fortuna nelle strade e nei campi attorno a Calais, ma secondo le stime delle autorità della città francese il numero potrebbe salire a 5mila persone entro la fine dell’anno. Intanto, riporta la stampa del Regno Unito, il vice sindaco di Calais con delega all’immigrazione, Philippe Mignonet, ha detto al Daily Mail di avere l’intenzione di spedire in Inghilterra molte di queste persone.

“Compreremo loro dei biglietti per il traghetto, così il Regno Unito capirà quanto è complicata la situazione qui in Francia”. Un paese, quest’ultimo, che accusa anche l’Italia di far arrivare sul suo suolo troppi immigrati e la polizia transalpina nei primi sei mesi del 2014 ha effettuato, ha rivelato sempre Le Figaro, 5.235 arresti, soprattutto di siriani, sudanesi, eritrei, etiopi e afgani. Ora Calais si appella anche al primo ministro David Cameron, chiedendogli di sobbarcarsi “il peso” della pressione negli accampamenti di fortuna. Uno dei quali, chiamato ironicamente – e un po’ spietatamente – “Jungle 2”, dovrebbe essere raso al suolo dalle autorità francesi entro pochi giorni.

Le associazioni di volontariato come Secours Catholique, intanto, definiscono ugualmente l’atmosfera come “esplosiva”, aggiungendo che “gli immigrati sono disperati”. Molti di loro, secondo alcuni volontari, tenterebbero quotidianamente di salire e di nascondersi sui furgoni commerciali che fanno la spola fra Inghilterra meridionale e Francia settentrionale, due aree legate da molti scambi economici. “Vogliamo lasciare che i britannici se la vedano per conto loro”, ha aggiunto parlando con la stampa il vice sindaco Mignonet, una dichiarazione che sa quasi di minaccia e che comincia, al di qua della Manica, a Londra, a essere presa molto sul serio. Un’altra proposta del politico locale è quella di “spostare il confine da Calais a Dover e Folkestone, sul lato britannico”, un’idea chiaramente paradossale e irrealizzabile, “ma il Regno Unito deve capire quanto la situazione sia diventata insostenibile”.

Più volte l’autorità di frontiera britannica, nelle scorse settimane, ha lamentato una carenza di personale e di preparazione, gli scioperi sono periodici e il malumore fra gli addetti all’immigrazione cresce di giorno in giorno. Intanto, sul lato francese, ci si preoccupa sempre più anche per le condizioni igieniche e abitative di queste persone, molte delle quali hanno intenzione, se e quando raggiunto il Regno Unito, di chiedere appunto asilo politico. Scappano da guerre e persecuzioni, ma tabloid e anche giornali più impegnati del panorama britannico ora cominciano a scrivere: “Vogliono venire qui per il nostro stato sociale”.

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