E ora cosa dirà il “quasi sultano” Erdogan, che aveva vietato i baci in pubblico nella “laica” Turchia? Nelle edicole sul Bosforo è in arrivo la prima rivista omosessuale, ‘GayMag’, con il chiaro intento di “rompere tutti i tabu”. E a Istanbul e dintorni ve ne sono ancora parecchi. A pochi giorni dalle urne per le elezioni presidenziali, dunque, ecco uno spunto che potrebbe accendere l’interesse di quanti non si piegano al tentativo dell’attuale premier islamico, Recep Tayyip Erdogan, di chiudere le porte ai diritti e alle libertà individuali.

Sul primo numero del magazine ci sarà la star americana Mariah Carey ma, così come il direttore Emir Akgun ha detto alla rivista spagnola OcioGay, la meta è dare una casa ed una voce a quegli omosessuali turchi che ancora non sono venuti allo scoperto, proprio per timore di eventuali ritorsioni. “Abbiamo scelto questa strategia per vedere quale diffusione possiamo raggiungere. Vogliamo aiutare tutti i giovani, in qualsiasi parte della Turchia, che sanno di essere gay, ma si nascondono e cercano un modo per ammetterlo”.

Lo scorso anno, attraverso un passaparola sui social network (anch’essi pesantemente avversati dal premier), in 200 si erano dati appuntamento davanti alla stazione di Kurtulus per la “protesta del bacio” contro i cartelli presenti nella metropolitana della capitale in cui si chiedeva ai passeggeri di “comportarsi in linea con le leggi morali”. E per protestare contro l’assurda crociata di Erdogan contro le pubbliche effusioni, i ragazzi si erano scambiati lunghi baci davanti a tutti, suscitando la reazione dei militanti islamici del partito presidenziale Akp, che erano arrivati alle mani, con alcuni manifestanti seguiti e picchiati.

In Turchia l’unico caso famoso di omosessualità trattata come tema è dato dal regista Ferzan Özpetek. Ma ai cittadini comuni non resta che il cyber-dating, che consente una serie di contatti esclusivamente in rete, dal momento che per strada o in locali pubblici quei soggetti avrebbero mille difficoltà a dichiararsi. Tra l’altro molti di questi siti sono stati colpiti dalla campagna del governo contro internet e You Tube, grazie ad una massiccia opera di oscuramento legale.

Ma non è tutto, perché dopo il blocco della Rete, il governo di Erdogan si era reso protagonista di un’altra iniziativa contro gli omosessuali annunciando l’apertura di un carcere speciale per gay. Era stato il ministro della Giustizia Bekir Bozdag a confermare l’intenzione di avviare un programma di “protezione per i detenuti” lo scorso aprile, sostenendo che “chi abbia manifestato la propria omosessualità non sarà con gli altri detenuti nelle aree comuni, neanche durante le attività sociali della prigione”. Lo scorso dicembre inoltre è stata  abrogata la legge che considerava delitto la discriminazione omofobica. Tra l’altro nel Paese sono esonerati dal servizio militare gli “uomini malati, con qualche incapacità fisica o tendenza omosessuale”. In Turchia dimostrare un atteggiamento “apertamente gay” in pubblico può essere punito con una sanzione, secondo quanto stabilito dalla legge della moralità pubblica.

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